Libia: i ribelli conquistano il bunker di Gheddafi, ma il Raiss non c’è

Il bunker di Bab al-Aziziya, centro nevralgico e ultimo simbolo del regime di Gheddafi, è caduto. Dopo due giorni di assedio i ribelli sono riusciti a prendere il bunker, ma Gheddafi è riuscito a scappare. Il Raiss, in seguito alla fuga, ha parlato attraverso una radio locale, dichiarando: «Morte o vittoria contro l’aggressore», e inoltre che «la ritirata da Bab al-Aziziya è stata una mossa tattica. Ormai il compound era stato raso al suolo da 64 attacchi aerei della Nato». Oltre alle dichiarazioni via radio, Gheddafi ha parlato anche per mezzo dell’emittente televisiva Al-Rai: . «Giovani, membri delle tribù, donne», recita l’audio registrato, «dovete sparpagliarvi per tutta Tripoli e setacciarla per ripulirla dai traditori». «Sono stato un poco in giro a Tripoli con discrezione, senza essere visto dalla gente e… non ho sentito che Tripoli fosse in pericolo».

Nonostante la pesante sconfitta il regime non cede e, secondo le dichiarazioni di un portavoce governativo, la resistenza di Gheddafi «potrà reggere per mesi, forse per anni. Trasformeremo il Paese in un vulcano, con esplosioni e lava incandescente».

L’assalto al bunker è avvenuto dall’ingresso ovest e la sua riuscita è dovuta alla collaborazione fra le forze della Nato e i ribelli. La Nato ha coperto l’incursione degli oppositori di Gheddafi con un bombardamento aereo a tappeto. I ribelli, una volta entrati, hanno sgominato la resistenza e si sono insinuati nella fitta rete di cunicoli sotterranei costruiti all’interno del bunker. La lotta però continua ad infuriare a Tripoli: questi giorni di lotte sono costati 400 morti, secondo la stima del Consiglio nazionale di transizione libico.

I ribelli, dopo aver preso il bunker, si sono radunati vicino al monumento eretto in memoria del raid militare americano del 1986. Durante gli sfrenati festeggiamenti per la vittoria su Gheddafi, consistenti in esplosioni di gioia selvagge e spari in cielo, è stata decapitata la statua del Raiss posta proprio fuori al suo bunker. Una scena diventata quasi un classico alla caduta di un regime politico. L’euforia per i festeggiamenti ha favorito però la fuga di due figli di Gheddafi, Saif al Islam e Mohammed, che erano già finiti nelle mani degli insorti.

 

 

 

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