USA, adesso conti pubblici sono ancora più a rischio

Le parole di Bernanke, governatore della Federal Reserve, pronunciate a Jackson Hole, sono state abbastanza chiare. La Fed è pronta ad intervenire per dare una scossa a un’economia americana debole, ma la parte del leone deve farla la politica, con stimoli (fiscali), che non dovrebbero essere oggetto di una contrapposizione frontale tra gli schieramenti, altrimenti ci potrebbe essere il rischio di intaccare seriamente i fondamentali.

E stimoli fiscali significano maggiore spesa pubblica, il che è esattamente il contrario con quanto si va predicando da settimane negli USA, ossia della necessità di ridurre il deficit, anche per evitare il rischio imminente di ulteriori declassamenti delle agenzie di rating.

Ma la schizofrenia della politica americana e della stessa Fed è dettata da una mancanza di conciliazione che Casa Bianca e Bernanke stanno dimostrando nel mettere insieme obiettivi di breve periodo e quelli di più lungo termine.

In sostanza, dalla Fed giunge quasi un invito ad occuparsi dell’oggi, realizzando un mix di misure fiscali e monetarie, per rilanciare l’economia, mentre nel medio e lungo periodo si vedrà.

Una posizione irresponsabile, che rischia di minare ancora di più la fiducia dei mercati sulla sostenibilità del debito USA, ma soprattutto sulla reale volontà di Washington di risanare in tempi ragionevoli i conti pubblici.

Se l’Europa si attendeva un qualche aiuto dal vertice di Jackson Hole, sarà di certo rimasta delusa e da ora in avanti dovrà iniziare a considerare che solo autonomamente potrà uscire dal guado della stagnazione in cui si trova. Dalla sponda atlantica più che sostegno, sembrano giungere solo intenti dannosi per il prossimo futuro.

Impostazioni privacy