Confcommercio: consumi in affanno, colpito il settore alimentare

L’Ufficio studi di Confcommercio ha analizzato la situazione dei consumi negli ultimi anni, stilando anche delle previsioni abbastanza allarmanti fino al 2017. Il primo dato che risalta è una notevole riduzione al Sud rispetto al dato complessivo, passando da una quota del 27,2% del 2007 al 26,6% del 2011, contribuendo a far scendere la percentuale nazionale, mentre le regioni settentrionali vanno meglio, registrando un lieve aumento nel Nord-Est (dal 21,8% al 22,2%) e nel Nord-Ovest (dal 30,1% al 30,6%). Confcommercio osserva che “alle deboli performance del Mezzogiorno si associano anche gli effetti del calo demografico registrato in quest’area (la popolazione sul totale nazionale è scesa dal 36,4% del 1995 al 34,4% del 2011)” fattore che ha determinato “un protrarsi del calo dei consumi anche nel 2010”. Anche in una prospettiva di lungo periodo, nel 2017 il Mezzogiorno, secondo le previsioni, sarà ulteriormente lasciato indietro, con una continua riduzione della spesa dei consumi rispetto al resto del paese.

Il settore alimentare è particolarmente colpito, e non riesce a riprendersi. Secondo la Cia (Confederazione italiana agricoltori) gli effetti della crisi economica hanno costretto le famiglie a tirare la cinghia su cibo e bevande, riducendo nell’ultimo triennio di circa 350 euro annui le spese per l’alimentazione, passando da 461 euro medi mensili del 2009 a 447 del 2010.

La flessione della spesa per gli alimentari è stata costante, confrontando le cifre annue dal 2008 (5.700 euro per famiglia) il 2009 (5.532 euro) e fine 2010 (5.364 euro)  provocando una perdita percentuale degli acquisti alimentari passati dal 17,3 al 16,5 per cento del totale della spesa sul territorio nazionale” La Cia sottolinea ancora che i “risparmi” sulla tavola degli italiani non hanno riguardato dei “beni superflui” ma, al contrario, dei prodotti di prima necessità, alla base della cosiddetta “dieta mediterranea“. In base ai risultati di un sondaggio fatto dalla stessa Cia, infatti, risulta che “il 41,4 per cento degli italiani ha diminuito gli acquisti per frutta e verdura, il 37 per cento quelli di pasta e pane e il 38,5 per cento quelli di pesce e carne rossa”.

Nemmeno la lieve flessione dei prezzi alimentari finora è riuscita ad invertire la tendenza al calo dei consumi. Il presidente della ConfeuroRocco Tiso, commentando i dati resi noti da Istat e Confcommercio si è detto preoccupato della fase recessiva che interessa l’agricoltura italiana: “Tutto ciò sta sminuendo il prestigio internazionale conquistato dalla qualità delle produzioni nostrane, è necessario un intervento deciso delle istituzioni per rilanciare il rapporto di fiducia tra i cittadini e gli operatori dell’indotto agroalimentare” ha dichiarato.

Con questo scenario, appare più comprensibile la posizione di chi ritiene un grosso autogol il prospettato aumento dell’Iva, che purtroppo risulta ancora ben presente tra le ipotesi allo studio del governo per la manovra economica.

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