La guida soft è anche eco

Stop alle brusche frenate, alle continue accellerate o alle partenze a tutto gas. Una guida troppo “ansiosa” e “nervosa” fa male all’ambiente e al portafoglio. Meglio usare un po’ di “dolcezza” al volante: si inquina meno e si risparmia di più. Basta qualche piccolo accorgimento ed è possibile consumare fino al 15% di benzina in meno. É quanto ha dimostrato uno studio del Transportation Center” dell’Università della California che ha analizzato i vantaggi ambientali ed economici di guida “dolce” dimostrando come una guida “soft” pesi meno rispetto ad una guida fatta di continue frenate e accelerate,  sull’ambiente, oltre che sulle tasche degli automobilisti.

Di qui la novità, anzi l’invenzione del “Transportation Center”: l’eco-navigatore, una sorta di sistema computerizzato in grado di “istruire”  in presa diretta gli automobilisti distratti, o comunque poco attenti ai consumi, sui comportamenti più idonei da adottare alla guida per non gravare eccessivamente su ambiente e portafoglio. Così mentre l’eco-navigatore monitora l’andamento del veicolo e i suoi consumi, allo stesso tempo “detta” al conducente il corretto stile di guida da adottare.

Ecco i principali “trucchi” dell’ecoguida, suggeriti dalla ricerca e dall’eco-navigatore, che consentono di risparmiare benzina e contenere l’emissione di gas inquinanti:

–        inserire la marcia superiore il prima possibile;

–        mantenere  una velocità costante;

–        evitare di accelerare e frenare in maniera brusca, ma farlo sempre  con moderazione e dolcezza, cercando di anticipare l’andamento del traffico;

–        procedere gradualmente nelle code, considerando che partire da fermi implica un maggior consumo di carburante;

–        sfruttare, quando è possibile, la folle della macchina per l’avanzamento graduale;

–        controllare una volta al mese la pressione delle gomme, poiché  le ruote sgonfie aumentano l’attrito della macchina sull’asfalto, creano maggior resistenza al suo avanzamento  e quindi comportano una maggiore quantità di energia necessaria al suo movimento (è stato calcolato che questo particolare accorgimento può fare risparmiare al guidatore circa un pieno all’anno);

–        tenere spenta l’aria condizionata (che al massimo della potenza può arrivare ad assorbire un quarto del serbatoio dell’automobile) e abbassare, piuttosto, il finestrino sotto i 65 km orari. Oltre quel limite, invece, l’attrito dell’aria diventa un elemento troppo significativo e conviene quindi accendere il condizionatore: l’opzione del ricircolo interno evita che l’aria calda proveniente dall’esterno debba essere raffreddata continuamente ex novo e fa quindi risparmiare;

–        contenere la velocità poiché a circa 100 km/h la maggior parte delle auto perde efficienza: accelerare ulteriormente porta quindi piccoli risparmi di tempo, ma molti consumi in più.

Insomma, una guida “soft” è anche “eco”, anzi doppiamente “eco”: eco-sostenibile ed eco-nomica.

Ma l’ecoguida, oltre che uno stile di guida fortemente raccomandato, è ormai una vera e propria nuova disciplina. Il “Transportation Center” dell’Università della California ne è il  promotore. Tra gli ultimi lavori dei ricercatori del Centro, figura, infatti, il Report che da un lato elenca le principali “mosse” dell’ecoguida, ovvero gli accorgimenti da adottare per contenere i consumi di carburante e dall’altro  raccoglie i risultati dei test condotti fino ad oggi su automobilisti volontari grazie all’impiego di appositi  sistemi computerizzati che “istruiscono” il conducente ad una guida economica e compatibile con l’ambiente. Tecnologicamente all’avanguardia, tali sistemi automatizzati da installare sulle auto devono, tuttavia, ancora essere perfezionati, in quanto consentono un risparmio ancora contenuto: attualmente garantiscono una riduzione di carburante dell’1% sulle strade veloci e del 6% in città (se un’auto percorresse 20.000 km l’anno su strade urbane, con tale sistema, 1.200 sarebbero dunque “gratis”). A beneficiarne non sono solo le tasche degli automobilisti, ma anche l’ambiente: la pratica dell’ecoguida contribuisce al contenimento dell’effetto serra, con una riduzione delle emissioni di CO2 pari a 15 grammi ogni chilometro percorso.

La diffusione del dispositivo messo a punto dal “Transportation Center” è, tuttavia, limitato. Secondo l’Economist, solo l’1% dei veicoli americani (soprattutto camion, auto ibride o a benzina, ma di fascia alta) è oggi dotato di tale sistema. Eppure, nonostante la tecnologia dell’eco-navigatore non sia ancora decollata, sembra essere destinata a prendere sempre più campo. Sempre secondo l’Economist, entro il 2020, la percentuale dei veicoli attrezzati di tale dispositivo è destinata a salire al 30%: insomma, una vettura su tre avrà sul cruscotto un eco-computer per ridurre i consumi ed ottimizzare la guida. Intanto l’Università della California sta lavorando perché le previsioni del noto settimanale londinese si realizzino e sta mettendo a punto un apposito sistema finalizzato all’ecoguida che integra diverse tecnologie: un gps per monitorare posizione e velocità, le mappe di Google Earth per distinguere tra strade cittadine e autostrade e una serie di sensori montati sulla macchina per tenere sotto controllo il consumo di carburante e la composizione dei gas di scarico emessi (oltre, ovviamente, a un navigatore che evita di perdersi nelle strade sconosciute). Seppur la tecnologia dell’ecoguida sia ancora allo stadio embrionale e il suo utilizzo sia ancora di nicchia, la sensibilità a questa sottesa sembra si stia già diffondendo. Negli Stati Uniti si è già formato un club informale, quello dei cosiddetti “hypermilers”, automobilisti molto coscienziosi e responsabili che con il loro stile di guida “soft”, attento ai consumi, al portafogli e all’ambiente, sono in grado di far “tirare” i loro super bolidi a per 100 chilometri con 4,5 litri di carburante. Il loro trucco? No alle partenze a tutto gas, al bando le accelerate improvvise, stop alle frenate brusche.

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