Caso Penati (PD), inchiesta si allarga a Idroscalo Center

E’ ormai una vicenda giudiziaria le cui dimensioni crescono di giorno in giorno quella che coinvolge l’ex braccio destro del segretario del PD, Pierluigi Bersani, uomo forte della sinistra al Nord, Filippo Penati. Mentre gli inquirenti sarebbero sulle tracce dei conti in Svizzera, depositati in favore di Penati, così come in Lussemburgo, che secondo l’accusa sarebbero tangenti verso il politico e le sue amministrazioni di Sesto e alla provincia di Milano, i faldoni dell’inchiesta si infoltiscono di altre vicende che fanno sempre riferimento ad affari immobiliari su cui graverebbe l’ombra della mano lunga del cosiddetto “sistema Sesto”. Il grande accusatore e gola profonda dell’indagine è sempre l’imprenditore Piero Di Caterina, che ha raccontato ai Pm di Monza che l’architetto Sarno gli avrebbe parlato di rapporti opachi tra di lui e il gruppo Percassi, in particolare con l’ingegnere Molina.

Il gruppo è di proprietà di Antonio Percassi, patron dell’Atalanta, e secondo Di Caterina, sarebbe stato molto interessato al progetto di realizzazione del più grande centro commerciale in Europa, l’Idroscalo Center, su una superficie di 170 mila metri quadrati, che sarebbe dovuto sorgere nell’area dell’ex dogana di Segrate. Il progetto sarebbe stato discusso tra il 2007 e il 2008, ai tempi in cui era presidente della provincia di Milano Filippo Penati e si starebbe indagando sull’eventuale applicazione delle “regole” del sistema Sesto all’operazione, ossia dell’obbligo di pagare copiose tangenti a Penati e alla sua fondazione, nonchè al partito.

Allo stesso tempo, è l’“affaire” Milano-Serravalle a essere sempre al centro delle indagini dei Pm Walter Mapelli e Franca Macchia, di Monza, i quali stanno facendo valutare da una perizia la congruità del prezzo pagato dalla provincia, ai tempi di Penati, per l’acquisto delle azioni in mano ai Gavio della società autostradale, già di proprietà della stessa provincia. Un’operazione di rilevamento del 15% del capitale, pagato la bellezza di 238 milioni di euro, facendo realizzare ai Gavio una plusvalenza di 179 milioni di euro. In sostanza, Penati sborsò 8,9 euro ad azione, contro i 2,9 euro sborsati in precedenza dal gruppo Gavio.

Un tre volte tanto, che puzza di volontà dell’amministrazione di centro-sinistra di finanziare il Gruppo Gavio, al fine, si sospetta, di far transitare da loro circa 50 milioni di euro, utili per la scalata di Unipol. Siamo nel 2005, ma le indagini stanno subendo un’accelerazione reale solo adesso, malgrado la denuncia dell’allora sindaco di Milano, Gabriele Albertini (PDL).

 

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