Le improvvisazioni della manovra finanziaria spaventano l’estero

L’Europa ci guarda e spesso i nostri politici non sembrano curarsene. Cosa staranno pensando di noi all’estero con questi continui capovolgimenti di fronte sulle misure da adottare urgentemente nella manovra finanziaria? Non certo bene, se oggi il settimanale britannico “The Economist” arriva a titolare addirittura “Could Italy sink the euro?” (“Potrebbe l’Italia affondare l’Euro?“) e va giù pesante contro il governo Berlusconi. Definendo ironicamente il premier un “artista della fuga”, gli addossa quindi la responsabilità del nervosismo dei mercati, con i suoi continui cambi di rotta ed annunci contraddittori. Questa settimana poi, peggio che andar di notte -mette in risalto il giornale– quando si è candidamente ammesso che nonostante le numerose revisioni, rimane da colmare “un buco di almeno 4-5 miliardi”.

Il sostegno ai titoli italiani da parte della Banca centrale europea appare l’unica garanzia contro la gravissima “minaccia” che costituisce il suo debito, ma tutto ciò è strettamente legato al varo di una manovra da 45,5 miliardi di euro che la Bce ha richiesto in cambio. Ma, come si scrive nell’articolo, “nulla in Italia è al sicuro da modifiche” e il 29 agosto ecco che il pacchetto di provvedimenti presentato il 12 agosto è stato “disfatto” dallo stesso Berlusconi, in particolare togliendo la sovrattassa agli “alti redditi del settore privato” (quelli che in Italia qualcuno si ostina a chiamare “ceto medio”) ed ignorando in modo “imbarazzante” -si scrive ancora nel pezzo- l’appello di Luca di Montezemolo che esortava a “chiedere di più a chi ha di più”.

Ma il governo non si è fermato a quello, ed ha fatto rientrare una parte dei tagli agli enti locali per venire incontro alle lamentele di sindaci e amministratori ed ha escogitato nuove (ed assai discutibili) misure, senza però ancora arrivare a quel famoso saldo invariato che ci si proponeva. Nello stesso tempo ha compiuto una vera e propria gaffe con la questione dei mancati riscatti degli anni di università e militare ai fini previdenziali (misura ritirata a tempo di record) e strombazzato la riduzione dei parlamentari e l’eliminazione delle province per via costituzionale, “che come è noto sono assai difficili da approvare” conclude lo stesso Economist. Ciò detto, il giornale britannico chiude l’articolo in modo enigmatico parlando di un modus operandi che “solleva dubbi sulla disponibilità della Bce a continuare a comprare il debito italiano” e chiedendosi che fine hanno fatto quindi i programmi di privatizzazioni e liberalizzazioni promesse al presidente della Bce Jean-Claude Trichet ed al successore Mario Draghi. Di ciò infatti “…non vi è mai stata più che una traccia nei piani del governo”.

A questo punto come commentare una tale analisi impietosa, quando ancora oggi circola sulla stampa l’ennesima “trovata” (forse sarebbe meglio dire “boiata”) legata all’aumento dell’Iva, addirittura un aumento “a tempo determinato” di 2 punti per 3 mesi? Si può solo ammettere che l’Economist, purtroppo, non fa castelli in aria.

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