India: crescita al 7,7%, ma corre anche l’inflazione

Non sembra conoscere sosta l’altro colosso asiatico dell’economia, l’India, che a differenza della confinante Cina non ostenta i progressi clamorosi degli ultimi anni, forse non avendo piena consapevolezza del ruolo che si sta ritagliando nella geo-politica economica del pianeta. Eppure, nel secondo trimestre del 2011, il pil è cresciuto del 7,7%, contro un’attesa del 7,6%. Un rallentamento quasi impercettibile, rispetto a una crescita del 7,8% nel primo trimestre dell’anno.

Tuttavia, malgrado le buone notizie sul fronte della crescita, a preoccupare moltissimo il governo di Nuova Dehli e la Banca Centrale è la corsa dei prezzi, che ormai mostrano un trend al rialzo di oltre il 9% su base annua, dallo scorso mese di dicembre. A luglio, il tasso di inflazione è schizzato al 9,2% e preoccupa ancora di più la dinamica dei prezzi alimentari, che il governatore centrale ha annunciato essere cresciuti del 10,5% nella settimana del 20 agosto.

Per questo, la Banca Centrale ha messo in atto una politica restrittiva a livello monetario, per quanto ancora possa essere considerata accomodante, visti i tassi reali negativi. Negli ultimi diciotto mesi, i tassi sono stati ritoccati al rialzo per undici volte, fino a toccare l’8% a luglio, con l’ultimo rialzo del repo di 50 punti base.

Ciò nonostante, il livello dei prezzi non accenna a diminuire, malgrado le previsioni della banca centrale parlerebbero di un contenimento dell’inflazione al 7%, entro la fine dell’anno. Un problema, quello dell’eccessivo surriscaldamento dei prezzi, comune anche alla Cina, quale conseguenza di una crescita molto veloce. E meno di un anno fa, qui, ci furono quasi insurrezioni popolari per la quadruplicazione dei prezzi dell’aglio, bene alimentare di base della cucina indiana.

 

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