9/11, cosa cambia dieci anni dopo la strage delle Torri Gemelle

Oggi l’America si ferma e celebra il primo decennio da quell’incubo chiamato terrorismo, che esattamente l’11 settembre del 2001 si materializzava sotto forma di attacchi alle Torri Gemelle e al Pentagono, non con missili o altri sistemi sofisticati di offensiva militare, ma semplicemente dirottando aerei di linea, utilizzati come armi di distruzione di obiettivi sensibili. Le immagini del crollo delle Twin Towers a Manhattan furono il simbolo di un mondo che cambiava nel giro di pochissimi tragici minuti. Gli USA non erano più il tempio della democrazia inviolabile dal nemico. Malgrado avessero vinto due guerre mondiali, oltre che combattuto numerose altre guerre contro nemici al di fuori dai propri confini, gli americani non si erano mai visti violare il loro territorio e quanto accadde dieci anni fa fu il messaggio del terrorismo internazionale che l’America non era al sicuro come aveva pensato e che la morte poteva essere portata anche in luoghi ordinari e simbolici della vita quotidiana, che si pensavano essere esclusi da scenari di violenza e di scontri. Ciò che molti spregiativamente chiamano “Impero” si vide per la prima volta vulnerabile e i suoi cittadini iniziarono a convivere con l’idea di potere essere bersaglio delle forze del male. Ma da allora cambiò il mondo intero. A un tratto, finì quel clima un pò inusuale per la storia, che si era diffuso dopo il crollo del comunismo sovietico, per cui si pensava che il mondo fosse destinato a una crescente armonia tra gli stati. Furono spazzate via a un tratto le teorie storico-politiche che parlavano di “fine della storia”, nel senso che il mondo sarebbe stato caratterizzato da un’integrazione pacifica tra i suoi protagonisti, ma senza eventi in grado di creare appunto “la storia”. Invece la realtà dell’11 settembre pose l’esigenza di affrontare il nuovo “impero del male”, non già individuabile in un solo stato, ma in ciò che la Casa Bianca elencò come la lista degli stati canaglia.

Iniziò la guerra in Afghanistan, stato da cui partirono le esercitazioni degli attacchi anti-USA. L’America si sbarazzò di un nemico ultradecennale, Saddam Hussein e ingaggiò una guerra strisciante in tutti gli stati arabi contro la rete terroristica di Al Qaida.

Oggi alla Casa Bianca non c’è più George W.Bush. La guerra in Afghanistan è stata vinta a livello militare, così come in Iraq. Ma non per questo la situazione è meno caotica di prima, perchè lo scarso tessuto democratico di entrambi i Paesi non sta dando i risultati sperati. E, tuttavia, proprio tre mesi fa il capo di Al Qaida, lo sceicco Osama bin Laden, è stato trovato e ucciso. Saddam impiccato ormai cinque anni fa e il terrorismo non certo battuto, ma almeno molto indebolito. Per non parlare poi della recente svolta in tutto il mondo arabo, la cosiddetta “primavera araba”, che ha travolto già diversi regimi ne e minaccia altri temibili, come la Siria.

Ma c’è una reale e grande differenza tra l’America di dieci anni fa e quella di oggi. Allora gli USA erano l’unica super-potenza incontrastata sul pianeta. Adesso già si affacciano altri protagonisti sullo scacchiere internazionale, che di fatto ne minacciano il primato solitario. E la faccenda del debito e il successivo declassamento del rating sono solo i primi segnali lampanti che l’America non è già più quella che fu colpita al cuore due lustri or sono.

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