A colpi di fiducia passa la manovra, insulti e tafferugli dentro e fuori Montecitorio

E così, dopo l’ennesima fiducia, passa anche alla Camera una manovra che non piace quasi a nessuno. Una manovra approvata con prepotenza, con un premier che va in giro per il mondo a cercare il consenso che ormai non ha più in patria, con una Lega Nord che abbaia tanto e finisce per non mordere, con un parlamento ormai ridicolizzato che certifica per la seconda volta che Ruby è la nipote di Mubarak e con un paese che ormai ogni giorno regala a questo governo, che ormai non lo rispecchia più, la consueta dose di contestazioni, sempre più pesanti.

Si comincia in aula, dalle tribune di Montecitorio riservate solitamente al pubblico, durante l’intervento di Marco Reguzzoni, capogruppo leghista. A sorpresa appare uno striscione esposto da alcuni ex-deputati, tra i quali si riconoscono vecchi esponenti proprio del Carroccio, uno striscione con la scritta “BASTA LEGA, BASTA ROMA, BASTA TASSE”, ed accompagnato da grida “Buffoni! Venduti!”, tra l’ilarità del “vero” pubblico seduto alle spalle.

Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ottiene subito l’intervento degli assistenti parlamentari e sospende la seduta mentre i contestatori vengono accompagnati via. Ma è davanti a Montecitorio che si consumano ore di tensione, con numerosi manifestanti, prevalentemente dei sindacati di base, che arrivano allo scontro con la polizia che aveva sbarrato l’accesso alla piazza con le camionette, mentre i negozi abbassano le saracinesche ed elicotteri delle forze dell’ordine cominciano a sorvegliare dall’alto tutta la zona. Nelle fasi più concitate, si assiste al lancio di un paio di bombe carta, scarpe ed addirittura dei cuori di vitello insanguinati, gesto simbolico per irridere il “cuore che gronda sangue” paventato da Silvio Berlusconi durante la preparazione della manovra economica. Durante il pomeriggio anche alcuni parlamentari e dipendenti della Camera escono per vedere cosa sta succedendo all’esterno, compreso l’ex ministro Andrea Ronchi, che si becca la sua personalissima contestazione.

Avvicinatosi alle transenne predisposte per tenere a distanza le proteste, il deputato (ex Pdl poi Fli, ora di nuovo in orbita Pdl) sembra dire qualcosa alla folla che gli grida: “Ci state tagliando, tagliatevi anche voi, andate via” ma le parole non durano molto, qualcuno lamenta che si tratta di una provocazione e parte un gavettone che prende in pieno il parlamentare e chi lo accompagna, seguiti da cori ostili. La reazione è immediata: “Cialtroni di merda” grida Ronchi prima di allontanarsi.

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Alla fine la polizia carica più volte la folla che defluisce per le strade della città, dirigendosi altrove, sul terreno rimane di tutto, ma i manifestanti annunciano che non si fermeranno: “Oggi è successo qualcosa di grave e a nulla è servita l’indignazione che abbiamo fatto sentire in questi giorni sotto i palazzi del potere a Roma. Con queste piazze piene e con la nostra rabbia li manderemo tutti a casa“.

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