Erdogan su Cipro avverte UE, relazioni a rischio congelamento

Una svolta nella politica estera della Turchia. Lo abbiamo detto e visto in queste ultimissime settimane che Ankara si sta riposizionando nell’arena internazionale, spostandosi ad est, consapevole della propria forza accresciuta sia in termini economici che politici. Soltanto pochi giorni fa erano stati congelati i rapporti con un alleato storico, Israele, a causa della questione dell’uccisione di nove pacifisti turchi, avvenuta lo scorso anno, i quali tentavano di forza il blocco di Gaza. Ma anche l’Unione Europea è adesso nel mirino del premier Erdogan, il quale ha interrotto la politica di commiserazione sull’ingresso in Europa che i suoi predecessori portavano avanti da molti anni. D’altronde, Bruxelles non ha mai chiarito in modo definitivo se abbia o meno l’intenzione di fare entrare la Turchia in Europa, cosa che alla lunga ha innervosito Ankara, ha sfinito i turchi e poi li ha frustrati e fatti arrabbiare. Ma questo fino a ieri, quando ancora la Turchia non aveva consapevolezza e forza economica.

Oggi il quadro è mutato e il governo turco può permettersi di alzare la voce con l’Europa. Cosa che ha fatto ieri, quando il vice-premier Besir Atalay ha dichiarato a una tv cipriota che è intenzione di Ankara di congelare i rapporti con la UE, se non ci saranno da parte sua segnali significativi riguardo alla questione di Cipro entro la fine dell’anno. A partire dall’1 luglio del 2012, infatti, la Repubblica di Cipro sarà presidente di turno della UE e la Turchia non ha alcuna intenzione di interloquire con uno stato che nemmeno riconosce.

La questione va avanti dal 1974, quando dopo un fallito golpe filo-greco sull’isola, i turchi occuparono la parte settentrionale di Cipro, dove già viveva una comunità turco-cipriota, e ne proclamarono l’indipendenza nel 1975. Ma la Comunità Internazionale ha sempre e solo riconosciuto lo stato preesistente, mentre la Turchia resta l’unico stato al mondo a non riconoscere la Repubblica di Nicosia.

Nel 2004, poi, un referendum su un piano di riunificazione dell’isola, presentato dall’Onu, fu approvato dalla comunità turca, ma non da quella greca. Il dissidio tra Atene e Ankara è pertanto fortissimo, tanto che i rapporti tra i due stati sono sempre molto tesi e quasi al limite della crisi diplomatica continua. C’è anche da aggiungere che le rivendicazioni turche sull’isola sono per lo più infondate, dato che la parte nord occupata da Ankara ospitava, in realtà, la presenza turca solo in parte, mentre fu Ankara, a partire dal 1974, che incoraggiò la spedizione di migliaia di coloni al fine di “turchizzare” l’isola.

 

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