Arrivano i “baby deputati”, al voto il Ddl per l’abbassamento dell’età dei parlamentari

Arriva alla Camera la proposta di legge costituzionale per abbassare i requisiti di età per l’elezione a Camera e Senato. Oggi sono necessari rispettivamente 25 e 40 anni, che saranno diminuiti a 18 e 25 alla fine dell’iter per la riforma alla Costituzione, percorso che prevede una approvazione da parte di ciascun ramo del Parlamento, con almeno tre mesi tra un voto e l’altro. Il testo è presentato dal governo ed arriva contestualmente alla proposta di legge bipartisan dei democratici Gozi e Graziano e dei Pdl Formichella e Centemero, che a sua volta abbassa l’età per eleggere i senatori, portandola a 18 anni e non più 25 come avviene ora. Giorgia Meloni, “mamma” della norma, è fiduciosa in una rapida approvazione ed è particolarmente entusiasta, dichiarando che quella dell’età è una “barriera da rimuovere che indebolisce il peso specifico dei giovani”.

In Europa già undici Paesi adottano l’età minima dei 18 anni per l’elezione dei loro parlamentari alla camera bassa: Germania, Spagna, Portogallo, Austria, Olanda, Lussemburgo, Slovenia, Danimarca, Ungheria, Svezia e Finlandia. L’Italia si avvia ad affiancarli in quanto il segnale verde al Ddl appare effettivamente scontato, preannunciato dal sì della maggioranza e di gran parte dell’opposizione.

Per il presidente del Senato, Renato Schifani, è una “buona notizia” mentre Gianfranco Fini, presidente della Camera, pur approvando, auspica per il futuro una scelta diretta dei propri rappresentanti da parte dell’elettorato. Fli è comunque favorevole e per bocca del capogruppo alla Camera, Benedetto Della Vedova, parla di “un segnale positivo di attenzione rivolto ai giovani, il primo dall’inizio della legislatura da parte dell’Esecutivo”. Tra i finiani, tuttavia, c’è anche chi esprime perplessità: Cristana Muscardini ritiene il disegno di legge presentato dalla Meloni una “proposta gravemente penalizzante per i giovani, nata per renderli schiavi della politica padrona”. Anche nel governo qualche nota stonata non manca. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla Famiglia, Carlo Giovanardi, ritiene che gettare individui troppo giovani nel calderone della politica possa avere effetti deleteri sulla loro crescita: “Un deputato diciottenne rischia di diventare uno spostato senza arte ne’ parte, se non rieletto… e soggiacere alla tentazione di fare il parlamentare a vita, in mancanza di altre reali alternative”.

Nonostante comunque l’accoglienza complessivamente favorevole ricevuta dall’iniziativa, varrebbe davvero la pena di riflettere maggiormente su quanto accennato da Gianfranco Fini e pochi altri, ossia il pericolo che l’attuale sistema elettorale, che già ci consegna un Parlamento di “nominati e non eletti”, abbassando ancora l’età dei deputati, rischi semplicemente di incrementare esponenzialmente clientelismi e nepotismi e far confluire sulle poltrone romane un manipolo di “yes man” più che dei rappresentanti degni di tal nome.

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