Brunetta dice basta ai certificati: “No anche a quello Antimafia”

La semplificazione del ministro Brunetta fa una vittima che nessuno (finora) si aspettava: i certificati antimafia. Il responsabile del dicastero della pubblicazione amministrazione ha annunciato oggi alcune delle proposte che saranno presentate nei prossimi giorni e ha puntato il dito contro i “tanti certificati” richiesti ai cittadini, compreso quella antimafia. Brunetta, a margine della conferenza stampa di presentazione del nuovo logo della Pubblica Amministrazione, anticipa quella che è la sua ricetta per il rilancio dell’economia, con un ingrediente destinato a far discutere: “Una delle vitamine per la crescita – afferma il ministro – è la semplificazione. Perché si devono presentare certificati alla Pubblica amministrazione quando questa li ha già in casa? Niente più Durc (documento unico di regolarità contributiva), basta anche con i certificati antimafia. Basta pacchi di certificati per partecipare ai concorsi. Ci sono tante riforme che hanno costo zero e producono crescita”. L’obiettivo di Brunetta è quello di cancellare i certificati nei rapporti tra privati e Pubblica Amministrazione e sostituirli con autocertificazioni.

Una proposta del genere non poteva non scatenare polemiche e infatti immediati sono arrivati i commenti piccati da parte dell’opposizione; così il vicepresidente dei deputati Pd, Michele Ventura parla di ministro che “vuole bruciare la certificazione antimafia per le imprese” e afferma: “Ecco le idee dell’esecutivo Berlusconi per la crescita: meno legalità per tutti“. Sulla stessa linea la reazione di  Luigi Li Gotti, capogruppo dell’Italia dei Valori in commissione parlamentare antimafia, che ironizza sulla proposta di Brunetta: “Se un indagato per mafia,  – si chiede  – può fare il ministro, con la benedizione del ministro dell’interno, perché mai le imprese dovrebbero farsi rilasciare dagli uffici periferici della stesso Viminale, la certificazione antimafia?”.

Preferisce invece mantenersi sul vago il Procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, che ritiene inutile fare “polemiche sterili e prendere posizione su cose campate in aria”, anche se rimarca: “Da poco tempo è stato approvato il codice antimafia che disciplina in modo rigoroso la certificazione antimafia. Se il ministro aveva qualche osservazione poteva farla in sede di Consiglio dei ministri”.

A stretto giro di posta arriva anche la controreplica di Brunetta tramite una doppia nota del portavoce pubblicata sul sito del ministero. La prima è rivolta al Pd che “preso dal sacro fuoco della banalità politica” ha chiosato il tutto con “l’abusato slogan meno legalità per tutti”: “Che tristezza -si legge nella nota. I conservatori della sinistra non riescono a capire che accadrà esattamente il contrario, in quanto la certezza dei dati non diminuirà ma sarà rafforzata“. La seconda nota è invece indirizza al procuratore Piero Grasso a cui si ricorda che “la legge già prevede che siano le amministrazioni pubbliche a doversi procurare la certificazione antimafia, senza più usare come fattorini le imprese e i cittadini”.

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