Nel Ddl intercettazioni torna il bavaglio al web: la rete si mobilita

Il web è pronto alla mobilitazione: le voci che si rincorrono sulla possibile ripresentazione all’interno del Ddl intercettazioni della norma “ammazza web” hanno messo in allarme i cybernauti italiani. La rete è pronta alla battaglia se, come pare, il Ddl verrà presentato senza modifiche alla Camera: a far temere di più è l’intenzione di porre la fiducia al provvedimento, evenienza che significherebbe l’impossibilità di introdurre modifiche al testo.

La norma osteggiata è quella che prevederebbe l’obbligo per tutti i siti informatici a pubblicare la rettifica di un qualunque contenuto dietro richiesta, fondata o meno, del soggetto che si reputa leso.

A capeggiare la rivolta è il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro: in un post sul suo blog parla di “una norma per ammazzare la Rete che grida vendetta in tutto il mondo”. L’ex magistrato scrive che “Berlusconi ha deciso di vendicarsi della Rete. Non potendola controllare, cerca di spegnerla.  La legge preparata dal suo governo di zelanti servitori non ha uguali nel mondo. È un insulto alla libertà e alla democrazia, è una misura fascista”. Il post di Di Pietro si chiude poi con un invito alla mobilitazione: “La Rete si mobiliterà per impedire il suo oscuramento. Si mobiliterà ovunque anche l’Italia dei Valori e io spero che lo facciano tutte le forze democratiche di questo Paese”.

Ma cosa dice il testo in questione? Nel provvedimento che ristagna in Parlamento da oltre un anno (deve ritornare alla Camera in seconda lettura, dopo essere stato approvato al Senato) è inserita una modifica all’articolo 8 della legge 8 febbraio 1948, n. 47 (Legge sulla stampa) in cui si legge che “per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono” e per giunta questa rettifica deve essere riportata “senza commento”. Per i siti che non pubblicheranno la rettifica scatterà in automatico una multa, che potrà arrivare fino a 12mila euro. La norma bavaglio irrompe quindi nuovamente sulla scena e suò web già monta la protesta.

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