San Raffaele, Procura Milano chiede fallimento

Potrebbe finire molto male per il San Raffaele di Milano, considerato un polo di eccellenza nel campo ospedaliero in Italia. La Procura di Milano ha depositato un’istanza di fallimento per il complesso fondato e gestito da Don Verzè, a causa della montagna di debiti accumulati per 1,5 miliardi, nonchè per l’assenza di un piano credibile di risanamento e di rilancio.

A partire dal mese di luglio, il cda della Fondazione Tabor, che controlla il San Raffaele, vede come membri anche i rappresentanti del Vaticano. Ma la permanenza dei vecchi gestori, secondo i PM Orsi e Pedio, non rende credibile una diversa e auspicabile gestione e lo stato dei conti si sarebbe aggravato al punto da rendere necessaria la richiesta di fallimento. Spiegano i PM, che tale misura sarebbe di tutela per i creditori, i dipendenti, i fornitori e i fruitori del servizio.

Si teme, infatti, che vadano in bancarotta pure i fornitori di beni e servizi e che ci possano essere conseguenze irreparabili sui fruitori dei servizi sanitari. Ma si allarga anche il campo di indagine, con l’ipotesi di reati aggiuntivi, come l’ostacolo alle autorità di vigilanza.

Nei mesi scorsi, il caso del San Raffaele esplose prepotentemente, a causa della situazione di ormai quasi non solvibilità. Sotto la lente dei giudici milanesi vi è una serie di fatture molto dubbie, quasi sempre con destinazione estera. Ma alla base delle difficoltà finanziarie ci sarebbe anche una certa volontà dei vecchi manager di gestire senza misure e in modo napoleonico il polo ospedaliero.

Il cda della Fondazione Tabor ha ora tempo fino al 15 ottobre, per depositare un piano di concordato preventivo con i creditori. Ma entro quella data, il piano dovrebbe essere anche esaminato ed approvato, la quale cosa sembra davvero difficile. In alternativa, ci sarebbe l’ipotesi dello smembramento e della vendita all’asta degli asset separati per attività.

 

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