Rischio crac Dexia, titolo sprofonda del 38%

L’istituto di credito franco-belga Dexia è nella bufera, dopo che in un paio di giorni sia Fitch che Moody’s hanno minacciato di declassare il suo debito, a causa delle turbolenze sui mercati finanziari, che stanno acuendo vistosamente le sue capacità di rifinanziamento, vista la debolezza strutturale della banca.

Dexia è, infatti, molto esposta verso i bond ellenici. Nel caso di un default di Atene, la banca si troverebbe complessivamente esposta fino a 4,8 miliardi di euro. Inoltre, l’esposizione complessiva verso i bond degli stati dell’Eurozona, Italia in testa, ammonterebbe a circa 20 miliardi di dollari, oltre circa 15 miliardi di euro, al cambio attuale.

E così, se ieri il titolo in borsa ha bruciato quasi il 10%, oggi è crollo: perde il 38%. Già nel 2008, la banca fu salvata con aiuti pubblici, per evitare che si trasformasse in una Lehman Brothers europea. Anche oggi, si parla, seppure con smentite ufficiali dai vertici, della possibilità di scindere l’istituto in modo tale da riunire gli asset in perdita e potenzialmente nocivi in una sorta di “bad bank”, lasciando separatamente l’attivo.

Si vocifera che i prestiti agli enti locali potrebbero andare alla Caisse des Depots, mentre l’attività di raccolta del risparmio alla Banque Postale. Eppure, Dexia era già impegnata in un’opera di risanamento dei conti, imposta da Parigi, che prevedeva, tra le altre cose, che entro il 2014 essa fosse in grado di diminuire il fabbisogno a breve da 240 a 96 miliardi, attraverso una riduzione del bilancio del 35%.

Adesso, sono in corso contatti tra il governo di Parigi e quello di Bruxelles, per evitare che sia la prima banca a collassare per l’effetto Grecia.

 

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