Russia, Putin teme calo partito

Mancano meno di due mesi alle prossime elezioni politiche in Russia, fissate per il 4 dicembre. Russia Unita, il partito del premier Putin e del presidente Medvedev, è data in testa di gran lunga sulle altre formazioni politiche. Ciò non di meno, da qualche settimana si teme negli ambienti del governo e del Cremlino che il partito possa non superare il 50% dei consensi e raggiungere i due terzi dei seggi, necessari per modificare la costituzione. Un danno all’immagine di onnipotenza di Putin, che non sarebbe per niente gradita. Certo, pensare che i timori di un capo di governo siano legati alla mancata soglia dei due terzi dei seggi per il proprio partito sembra persino una bestemmia in Occidente, soprattutto nella nostra Europa, dove tutti i governi stanno andando a sbattere con dati ben più disastrosi. Ma Putin era già corso ai ripari nelle settimane scorse, puntando alla formazione di Fronte Nazionale Unito, che dovrebbe raccogliere i voti dei delusi da Russia Unita, garantendo una solidissima maggioranza al nuovo governo e al Cremlino.

All’estero, invece, ci si chiede di quale Putin arriverà nuovamente al Cremlino. Se quello autoritario e dai modi sovietici o una versione più riformatrice, rassicurante per i mercati. La risposta non è scontata, sia perchè il politico russo è sia l’una che l’altra cosa, sia anche perchè le ultime vicende, con le dimissioni del suo pupillo Kudrin, responsabile delle finanze, hanno un pò stravolto il quadro della compagine governativa.

Kudrin, infatti, era un punto di riferimento per gli ambienti imprenditoriali e finanziari russi e stranieri, per via di quella politica volta alla stabilità dei conti pubblici e alla prudenza nelle spese. Era stato il creatore della politica delle riserve, che consiste nell’accantonare parte dei proventi del petrolio, per utilizzarli nel caso in cui il prezzo del greggio dovesse scendere, compromettendo le entrate statali.

Grazie a Kudrin, la crisi del 2008 era stata superata senza creare voragini nel bilancio, malgrado la politica delle spese folli della coppia Putin-Medvedev. Adesso il nuovo capo del Cremlino non potrà non tornare a chiedere l’aiuto di uomini come Kudrin, perchè il rischio è che il colpo di coda della crisi possa trasformarsi in una versione aggiornata del default sfiorato nel 1999. Putin lo sa e vuole evitarlo.

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