Nuovi scontri Al Cairo, ventiquattro morti

Dopo poco più di un mese dalle elezioni per il successore di Mubarak, in Egitto ritorna la violenza per le strade. Ieri, davanti al Palazzo della televisione di Stato, per ore si sono scontrati fedeli della chiesa copta e forze dell’ordine in tenuta antisommossa: era dai giorni della rivoluzione che non si vedevano scontri di piazza di questa entità. I copti chiedevano giustizia, dopo che la scorsa settimana una chiesa copta era stata bruciata dagli islamisti nella provincia di Assuan. Il bilancio è tragico: 213 feriti e almeno 24 morti (di cui 19 tra le fila dei manifestanti). Il problema maggiore, ora, è che il bilancio è solo provvisiorio: quello definitivo potrebbe minare del tutto i fragili equilibri su cui si mantiene un paese con molti culti religiosi al suo interno come l’Egitto.

Un attivista copto che si trovava in piazza a manifestare, dopo l’arrivo delle forze dell’ordine continuava a ripetere al telefono «Siamo stati attaccati». Lui, come molti altri, erano piazza per denunciare la crescente pressione dei gruppi islamici sui copti; i gruppi islamici più radicali restano nostalgici del precedente regime, ovvero quello di Mubarak. Molti testimoni hanno dato la stessa versione dell’accaduto: la manifestazione è partita dal quartiere copto di Shubra e, mentre il corteo si dirigeva verso Palazzo Maspero, sede della tv nazionale, è stato colpito dal lancio di molotov e sassi da parte dei «teppisti al soldo dei controrivoluzionari»: in quel momento i manifestanti hanno reagito, caricando gli assalitori. Infine è arrivato sul posto l’esercito, che ha finito invetitabilmente per accerchiare i manifestanti.

La versione fornita dall’esercito è, ovviamente, diversa: mentre i soldati erano intenti a sparare in aria per disperdere la folla, qualcuno avrebbe sparato contro i soldati utilizzando delle munizioni rubate. Le fonti militari che hanno parlato dell’accaduto hanno specificato che non avevano intenzione di colpire nessuno: «Non li colpiremmo mai, sono egiziani come noi, l’esercito ha dato prova di patriottismo sostenendo la rivoluzione». Essam Sharaf, il Premier d’Egitto, si è appellato alle fazioni coinvolte negli scontri: «non cedere agli appelli alla sedizione», perchè quello «è un fuoco che brucia tutto e non fa differenze tra di noi».

I copti sono una minoranza religiosa in Egitto, infatti rappresentano circa il 10% della popolazione. Da anni i copti cercano di difendersi dalla discriminazione dei musulmani nei loro confronti. I copti hanno preso parte attivamente alla cacciata di Mubarak, esibendo fra i loro simboli delle magliette con la croce copta intrecciata con la mezzaluna islamica: un segno d’intesa che i musulmani non sembrano voler accogliere.

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