Berlusconi ha la fiducia: 316 i sì. Fallita spallata delle opposizioni

Ieri è stato il giorno del premier Silvio Berlusconi alla Camera dei Deputati, dove dinnanzi a un emiciclo semi-vuoto, a causa della diserzione delle opposizioni (restano in Aula solo i sei Radicali), ha chiesto scusa e si è addossato la responsabilità per il pasticcio di quanto accaduto tre giorni fa, quando l’assenza di quasi una trentina di parlamentari della maggioranza ha determinato la clamorosa bocciatura del Rendiconto dello Stato, un atto contabile formale e indispensabile per approvare la legge di stabilità. Il premier non ha sminuito il senso di quanto è successo, che ha definito grave. Si è fatto carico di porre rimedio a tale pasticcio con il varo di un nuovo testo, che sarà quasi certamente approvato. Ha elogiato il Capo dello Stato, quale punto di riferimento anche in questa situazione di crisi e, pur riconoscendo che è diritto-dovere delle opposizioni di criticare, ha chiarito che l’alternativa al suo governo non esiste, perchè non esiste un progetto contrapposto. Inoltre, e questo passaggio è stato molto applaudito, ha ricordato che oggi non è più possibile creare e sfasciare governi a tavolino, perchè i governi non li forma la casta, nel chiuso delle sue stanze, ma gli elettori con il loro voto.

Oggi, nella mattinata, si sono tenute le dichiarazioni di voto e a seguire la fiducia. Dalla maggioranza sono stati sempre fiduciosi di potere arrivare anche a quota 320. Le opposizioni non si sono presentate nè per le dichiarazioni di voto e nemmeno per la prima chiama del voto di fiducia, nel tentativo di non fare raggiungere il numero legale e rimarcare la debolezza della maggioranza.

Certo, ci sono alcune defezioni, come lo stilista Santo Versace, appena passato al Gruppo Misto, che ha votato contro la fiducia. Così come non ha votato la fiducia l’on. Sardelli, dei Responsabili; e c’è un ministro, quello dell’ambiente Stefania Prestigiacomo, che ha annunciato che non voterà la legge di stabilità, se prevederà l’azzeramento delle risorse a disposizione del suo ministero. Ma alla fine, nonostante i tatticismi delle opposizioni, il numero legale c’è stato e il premier ha ottenuto la fiducia con 316 sì, la maggioranza assoluta.

Hanno dato il loro sì gli scajoliani, che però chiedono un colpo d’ala del governo e del partito. La Lega si è stretta compatta attorno al governo. Ma si litiga e ancora una volta tutti sono contro Tremonti. Ultimo caso, Prestigiacomo a parte, è quello del ministro dello sviluppo, Paolo Romani, a cui non è per nulla andato giù il fatto che il ministro dell’economia abbia dirottato tutti gli 1,5 miliardi di surplus derivanti dall’asta per l’assegnazione delle frequenze analogiche, che in teoria sarebbero dovute andare a rimpinguare gli investimenti nella banda larga. L’ennesimo atto di sfida di un ministro arrogante e fuori dalla logica di squadra.

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