Nella Lega Nord è ormai guerra Bossi-Maroni

Lo scontro verbale tra il leader del Carroccio Umberto Bossi e il sindaco di Verona, il leghista Flavio Tosi, non ha precedenti nella storia politica di questo partito, tra personalità di così grande importanza nell’organigramma della Lega Nord. Il Senatùr ieri ha detto che Tosi è uno “str…”, replicando alle dichiarazioni per cui il sindaco ha affermato che molti deputati leghisti hanno il voltastomaco quando devono votare in Parlamento certe leggi. Bossi ha affermato che Tosi avrebbe portato dentro alla Lega molti fascisti e che questo non potrà più essere tollerato. Un insulto, seguito da una minaccia: l’espulsione.

Flavio Tosi ha cercato di stemperare l’accaduto, dichiarando alla stampa che la sua affermazione era un modo di difendere gli stessi leghisti e che è grato a Bossi, perchè grazie a lui oggi è sindaco, dicendosi dispiaciuto delle parole del capo. Ma è evidente che lo scontro vero e proprio non è tanto tra Bossi e Tosi, quanto tra il Senatùr e il ministro Maroni. Tosi, infatti, avrebbe solo la colpa di essere un maroniano, insieme a una cosiddetta “lista dei 47”, tutti schierati con Bobo.

E’ altresì chiaro che questa situazione non potrà continuare a lungo. Oggi dentro alla Lega esiste un partito nel partito e nemmeno si sa quale abbia i numeri per comandare. Tra le due parti c’è solo una tiepida tolleranza che che sarà destinata a cessare del tutto non appena si dovesse andare alle urne. Non è un caso che Maroni preme adesso per non andare al voto, perchè è consapevole che Bossi e il famoso “cerchio magico” farebbero fuori tutti coloro che stanno apertamente e non con lui. Si ritroverebbe ad essere un generale senza truppe, che è poi quello a cui Bossi tende.

Ma d’altra parte nemmeno Bossi vorrebbe tanto le elezioni anticipate per via di quell’accordo che esiste con il premier, per cui tra i due ci sarebbe un patto personale, oltre che politico in senso stretto. Quel che è certo, invece, è che la base è molto disorientata. Il popolo leghista non ragiona secondo le direttrici Bossi-Maroni, ma ha sempre visto in entrambi e in altri la personificazione delle ragioni della loro lotta. Ma l’aria è cambiata e città per città: adesso o si sta con il capo o con chi gli vuole fare le scarpe.

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