Draghi si insedia alla BCE. Già domani riunione board sui tassi

Mario Draghi si è insediato ufficialmente ieri a capo della Banca Centrale Europea, nel giorno forse più difficile dell’esistenza dell’Eurotower, con i mercati in caduta libera e le notizie poco tranquillizzanti che provenivano dalla Grecia.

Ma il neo-governatore non ha avuto tempo per farsi venire il tremolio alle ginocchia, se è vero che sin da subito è dovuto intervenire sui mercati, per fermare la franata dei BTp e dei Bonos, i cui rendimenti sono schizzati, allargando il loro differenziale da quelli tedeschi. Ma l’altra grande sfida per Draghi sarà la riunione del comitato esecutivo, che dovrà decidere quale direzione dovranno prendere i tassi.

Il mese scorso, l’uscente Trichet ha lasciato i tassi invariati all’1,5%. Non poteva fare altrimenti, visto che l’inflazione a settembre nell’Eurozona è cresciuta su base annua mediamente del 3% e dall’altra parte la crescita sta rallentando, con il rischio di una stagnazione.

La patata bollente, quindi, passa ora nelle mani dell’italiano, ma chi si attende un calo già domani dei tassi ha sbagliato grossolanamente i suoi conti. Per prima cosa, il governatore della BCE deve rispettare sia il volere del board che soprattutto i principi contenuti nello statuto, che gli assegnano il solo compito di contenere i prezzi a un massimo di aumento del 2% all’anno, non anche di sostenere la crescita.

Secondariamente, malgrado sia italiano, Draghi non ha mai abbracciato la scuola delle politiche accomodanti e in ogni caso non debutterebbe con una decisione così fortemente avversata dai tedeschi e da quanti temono una deriva inflazionistica, anche conseguente all’enorme liquidità immessa nel sistema, tramite le operazioni di acquisto dei bond periferici.

Domani, i tassi rimarranno invariati all’1,50%. Se l’inflazione abbasserà la testa, magari un calo dei tassi potrebbe avvenire solo nei prossimi mesi, molto probabile nel 2012. Ma sempre che i prezzi non diano preoccupazioni.

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