Inizia il dopo Berlusconi, da stasera spazio a Mario Monti. Il giudizio su partiti e giornalisti

Nella serata di ieri Silvio Berlusconi ha rassegnato le ovvie e preannunciate dimissioni al capo dello Stato. Oggi inizieranno e termineranno le consultazioni che avranno però un epilogo già conosciuto: l’incarico di formare il nuovo Governo al neo-senatore Mario Monti. Personalità di spicco della nostra Italia, a lui l’arduo compito di raddrizzare una situazione difficile come quella italiana, sia dal punto di visto economico che da quello politico.

Per fortuna, almeno per ora, ha vinto il buonsenso tra i politici che hanno rinunciato all’idea balzana di correre in campagna elettorale e far volare lo spread al livello della Grecia, in modo da rendere terribilmente ininfluente il lavoro del governo successivo.

Resta l’irresponsabilità dei vari Bossi, Calderoli, della Lega Nord in generale, ma da un partito privo di qualsiasi forma mentis, nato solo come moderna forma di razzismo in politica, c’era da aspettarselo. Resta la miopia, ad essere benevoli nel definirla così, dei vari Ferrara, Feltri, Sallusti, che con le loro idee anti-Monti dimostrano in toto la qualità dei giornali che dirigono (per intenderci è bastata una voce su un governo gestito da personalità eminenti del nostro Paese, esterne alla politica, per ridare fiducia, dati finanziari alla mano, agli investitori sul sistema Italia): un governo tecnico, da commissari, è quello che ci vuole in Italia, perché i politici qui da noi, senza rischi di qualunquismo, sono per la maggior parte, in qualsiasi schieramento, incapaci e disonesti. La trasmissione televisiva “Le Iene”, in settimana, ha dimostrato come molti di loro neanche sappiano cosa sia lo spread o a quanto ammonti il nostro debito pubblico. Se dobbiamo versare loro fior di quattrini ed andare verso il baratro ogni giorno di più per la loro ignoranza ed inadeguatezza, meglio affidarsi temporaneamente a professionisti dei vari campi, anche se non svolgono attività politica nelle loro vite.

Di Pietro sembra si sia parzialmente ravveduto, così come i dissidenti del Pdl, che anche per l’opera di Berlusconi degli ultimi giorni, a sua volta dietro indicazione di Napolitano, hanno accettato la linea ufficiale del partito, che considera giustamente follia non appoggiare un governo tecnico oggi per correre verso elezioni e quindi verso il fallimento dei mercati; lo stesso Gianni Letta ha dimostrato nuovamente la propria onestà intellettuale facendo un passo indietro per primo, per evitare che alcuni suoi colleghi di partito propongano la sua entrata nel nuovo governo, come conditio sine qua non per l’appoggio dello stesso.

Se ora questa linea non sarà presto rovesciata dagli stessi pidiellini, se i rappresentanti del Pd da domani volteranno pagina, piantandola di attaccare il Berlusconismo, perché ormai fa parte del passato, e si siederanno giorno per giorno al tavolo con tutte le altre forze politiche più grandi per appoggiare le linee che Mario Monti dovrà dare, allora forse nascerà un “Mondo Nuovo”.

L’azione di Monti dovrebbe snodarsi secondo tre direttive principali:

1)      chiedere a chi ha di più i sacrifici più grandi dal punto di vista economico;

2)      liberalizzare i servizi, sciogliendo anche le caste che si sono auto-attribuite il nome di ordini professionali;

3)      dimezzare il numero dei parlamentari, togliendo loro i vitalizi pensionistici ed abbassando le indennità di attività attuali (secondo le indicazioni della manovra di Agosto, dalla quale poi al momento dell’approvazione sono come per magia scomparse).

E tu Ferrara ti aspetti gesti del genere da politici di professione?

Per fare tutto questo Monti farà ricorso ad un governo pressoché totalmente tecnico, con rappresentanti non provenienti dal mondo politico e che non si candideranno ad alcun ruolo istituzionale al termine della legislatura, così da evitare timori elettorali che possano ledere la loro volontà di partorire provvedimenti impopolari, ma sicuramente necessari. In Parlamento purtroppo però non ci saranno tecnici, ma gli stessi politici di sempre. Per questo la domanda sorge spontanea: Monti riuscirà in quest’impresa?

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