Draghi attacca governi Eurozona, solo chiacchiere e pochi fatti

Il governatore della BCE, Mario Draghi, ha espresso la sua irritazione per il mancato seguito all’accordo di luglio e poi di ottobre sul nuovo Efsf, come ha ben chiarito all’European Banking Congress. Aprendo gli interventi, Draghi ha rimarcato come già quattro mesi fa era stato raggiunto un accordo tra gli stati dell’Eurozona sul rafforzamento del nuovo Efsf, che dovrebbe attestarsi tra i 750 e i 1000 miliardi di euro.

Poi, oltre quattro settimane fa, ha continuato il governatore, vi era stata un’intesa su un presunto effetto leva del debito, che avrebbe portato la copertura complessiva del fondo a 4-5 volte il valore del suo importo. Ma a mesi di distanza, nulla è stato messo in atto e questo crea una crisi di credibilità sulla governance europea, che è la prima cosa che andrebbe riformata, ha affermato Draghi.

Parole dure, pesanti, che riflettono lo stato di paralisi delle istituzioni europee, che si stanno dimostrando del tutto incapaci di affrontare la crisi e di offrire soluzioni rapide.

C’è poi la questione dei dissensi all’interno della stessa BCE sulla gestione della crisi sia del precedente governatore Trichet che dello stesso Mario Draghi. E’ notizia di un paio di giorni fa, riportata dal quotidiano tedesco “Frankfurter Allgemeine”, per cui i rappresentanti di Germania, Olanda, Finlandia e Austria avrebbero fatto approvare in segreto un limite all’operatività della banca centrale sul mercato secondario dei bond, il cui valore settimanale degli acquisti non potrà superare i 20 miliardi.

Malgrado sul piano pratico, ciò non dovrebbe portare ad alcuna variazione, rispetto alla prassi seguita in questi mesi, questo atto rimarca le diffidenze dei tedeschi verso la gestione Draghi e una spaccatura interna a Francoforte, che si era palesata due mesi fa con le dimissioni del tedesco Juergen Stark dal board, in polemica con gli acquisti di bond sul secondario da parte dell’allora governatore Trichet.

 

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