Lavoro atipico: la crisi si estende agli interinali

La crisi occupazionale in Italia non riguarda oramai solo i contratti più stabili, ovverosia quelli a tempo indeterminato, ma anche quelli come i contratti interinali che, a fronte di paghe spesso basse, offrono anche delle scarse tutele. Questo almeno stando ad un rapporto Ires Cgil, da cui è in particolare emerso come il saldo degli ultimi tre anni, per i contratti interinali, sia negativo per ben 130 mila unità. Introdotto nel 1997 con il cosiddetto “Pacchetto Treu“, il contratto interinale accusa la crisi e le difficoltà di natura congiunturale registrando per la prima volta una flessione.

Questo significa che in tre anni sono stati espulsi dal mondo del lavoro 130 mila persone che, a fronte delle palesi difficoltà a trovare poi una nuova occupazionale, hanno fruito di tutele alquanto limitate rispetto ad un lavoratore con contratto di lavoro subordinato. E poi, stando al Rapporto Ires Cgil, il 90% dei lavoratori interinali in Italia guadagna meno di 15 mila euro all’anno, così come un’ampia quota di questi percepisce meno dei “classici” mille euro.

Ed in assenza di requisiti per l’accesso all’indennità di disoccupazione, la Cgil denuncia di conseguenza come si vengano a creare forme di precarietà economica che si sono inasprite ulteriormente proprio negli ultimi tre anni, quelli della crisi. D’altronde a fronte di basse tutele i compensi e gli stipendi del lavoratori con contratti non stabili dovrebbero prevedere delle remunerazioni più alte; ma questo in Italia non è mai accaduto, e ci si chiede nello stesso tempo se mai accadrà.

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