Il Tribunale di Torino ha aperto ieri le buste relative all’asta fallimentare per l’acquisizione di Arenaways, la prima compagnia italiana di trasporti ferroviari. L’unica offerta è stata quella del fondatore Giuseppe Arena, anche amministratore delegato della società, che qualche mese fa è stato spinto dai suoi ex soci a portare i libri in Tribunale, non per una cattiva situazione finanziaria della compagnia, quanto per uno scontro continuo con le Ferrovie dello Stato, che non consentivano alla Arenaways di usufruire delle fermate intermedie sulle tratte Torino-Milano e Torino-Livorno.
Non si conosce la cifra proposta da Arena e dalla cordata dei soci messi in campo per l’occasione, valdostani e piemontesi, tra cui spicca il nome della famiglia Ambrogio, che ha esperienza nell’ambito della fornitura di servizi ferroviari. Si sa, tuttavia, che la base d’asta è di 7,5 milioni e che il 29 novembre dovrebbe essersi la seconda udienza in Tribunale. Infatti, le trattative sono in corso, ma non essendoci concorrenti, il prezzo non sarebbe destinato a crescere.
La cosa importante per il fondatore è che tale offerta preveda il piano industriale precedente, che resta valido, garantendo anche il posto di lavoro ai 60 dipendenti della società.
Arena ha ammesso che nella nuova compagnia, egli avrebbe una quota di minoranza, avendo speso tutto nella gestione precedente. Inoltre, sarebbe più ottimista oggi di qualche mese fa, grazie a un presunto migliore clima politico sulle liberalizzazioni. L’ex presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà, oggi al governo, in audizione al Senato qualche mese fa aveva difeso Arenaways, considerando il suo caso emblematico dell’assenza di concorrenza di mercato in alcuni settori economici italiani.
La compagnia punta anche al servizio notturno sulle tratte a lunga percorrenza, mentre esso sta per essere abbandonato proprio dalle Fs.