Fiat, Marchionne smentisce addio a Italia. Fiom soffia sul fuoco

L’intervista dell’ad Fiat, Sergio Marchionne, ha acceso polemiche davvero infuocate tra azienda e sindacati sul futuro della casa automobilistica torinese. A Radio 24, l’amministratore italo-canadese ha affermato che il futuro di Fiat non può essere messo in discussione e che alla fine una soluzione dovrà essere trovata. E alla domanda se ciò non possa anche significare lasciare l’Italia, Marchionne ha risposto sibillino che l’azienda non può rimanere vittima di una minoranza dei lavoratori, legati a Fiom, quando la maggioranza ha già espresso il suo voto per un’opzione alternativa.

L’ad prosegue, sostenendo che Fiat produce auto in Brasile, Canada, Messino e Cina e che, quindi, una soluzione la si trova. Una risposta che molti hanno letto quale annuncio dell’azienda di spostare almeno la sede centrale altrove, a Detroit, come si vocifera da tempo.

Il leader della Fiom, il sindacato dei metalmeccanici della Cgil e il più ostile al negoziato con Torino, Massimo Landini, ha gettato benzina sul fuoco, parlando di dichiarazioni pericolose e della necessità di riaprire un negoziato vero, mentre il leader Sel, Nichi Vendola, parla di “cultura la più retriva dell’arroganza padronale”.

Apre a Marchionne, invece, Luigi Angeletti, segretario Uil, che afferma che gli investimenti in Italia Fiat potrà farli, perchè i sindacati lo consentiranno al manager, anche se esiste il problema Fiom.

Tuttavia, alcune ore dopo l’inizio delle polemiche sul caso Fiat e il suo possibile addio all’Italia, una nota aziendale smentisce che le parole di Marchionne abbiano avuto il sapore di un annuncio di abbandono dell’Italia. “Marchionne non ha parlato di lasciare l’Italia”, si legge nel comunicato.

 

 

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