Timori sulla riforma delle pensioni, il ministro del Lavoro apre: incontriamoci Domenica

Ancora grande preoccupazione per le annunciate misure sulla previdenza: la Cgia di Mestre ha già fatto uno studio apposito, concludendo che se il governo Monti decidesse di non adeguare le pensioni al costo della vita, per ogni pensionato italiano ci sarebbe una perdita media di 280 euro l’anno, a seconda della regione di appartenenza. I più colpiti sarebbero i laziali, con un taglio annuo di 311 euro, seguiti dai liguri, con 305 euro in meno, e poi i pensionati valdostani e del Friuli Venezia Giulia, con 298 euro. La Cgia precisa che i numeri sono stati ottenuti ipotizzando una mancata indicizzazione non solo delle pensioni in quanto tali ma di tutti i sussidi provenienti dagli istituti previdenziali, per un risparmio complessivo di 4 miliardi e mezzo, a fronte di circa 16 milioni di pensionati presenti in Italia.

Intanto il ministro del Welfare, al contrario di quanto affermato nei giorni scorsi da più parti, aveva dichiarato di ritenere che ci fosse ancora il tempo per un incontro con le parti sociali. Una “finestra” che infine si apre, quando in serata arriva la notizia che il presidente del Consiglio ha inviato ai sindacati una convocazione per domenica prossima, all’ultimo momento, visto che lunedì le misure sono nell’agenda del Consiglio dei ministri.

Elsa Fornero, intervenendo a margine del Consiglio Ue degli Affari sociali, ha ricordato ancora che il fulcro della riforma previdenziale sarà l’introduzione del regime contributivo “pro rata” per tutti, specificando però che potrebbero esserci alcune deroghe per i lavoratori più disagiati. In scaletta anche una più rapida revisione della normativa sulle pensioni di vecchiaia delle donne nel privato. Nell’ultima manovra del precedente governo, infatti, l’adeguamento di queste pensioni era stato programmato a partire dal 2014 fino al 2026, per livellare tutti ai 65 anni. Durante il suo intervento, in mezzo a tante notizie non certo piacevoli, la titolare del welfare si è detta però favorevole ad introdurre in Italia il sistema del “reddito minimo garantito”, pur tenendoci a specificare che il suo è un parere personale e non una voce del programma di governo. Una misura che comunque “va congegnata ed inserita in un pacchetto più ampio di riforme”.

Su quest’ultimo punto già sono arrivate alcune reazioni discordanti, di segno positivo da parte del leader di Sel, Nichi Vendola, all’insegna della perplessità invece da parte del leader Cisl, Raffaele Bonanni.

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