Egitto, manca intesa tra Fratelli Mussulmani e salafiti

Non c’è accordo in Egitto tra i Fratelli Mussulmani e i salafiti, entrambi usciti vittoriosi dal primo round delle elezioni politiche che si sono tenute tre giorni fa in 9 dei 27 governatorati e che assegneranno 168 seggi. I Fratelli Mussulmani sono dati al 40% circa dei consensi secondo i primi calcoli, mentre i salafiti si attesterebbero al secondo posto con il 24%. Il Blocco egiziano, composto da laici e liberali, guidato da Naguib Sawiris, magnate noto anche in Italia, sarebbe stato umiliato con appena il 15% circa dei voti, concentrati quasi esclusivamente nei quartieri bene delle grandi città. Dunque, se i dati finali fossero quelli già annunciati dopo poche ore dalla chiusura dei seggi, gli islamisti avrebbero ottenuto complessivamente i due terzi dei consensi, potendo disporre di un’amplissima maggioranza in Parlamento.

Questo potrebbe fare paura e, in effetti, ragioni per non stare sereni ne esistono molti. I salafiti sono islamisti estremisti, con barba lunga e Corano in mano. Ritengono che le leggi debbano essere ispirate solo al testo sacro per i mussulmani e sono contrari sia all’Occidente che ad Israele.

I Fratelli Mussulmani, molto più noti in Occidente, in effetti rappresenterebbero l’ala moderata delle formazioni islamiche, che si rifanno sì ai precetti del Corano, ma che vorrebbero fare convivere (almeno, dicono) con lo stato laico e la democrazia, come nella Turchia di Erdogan e del suo Akp. Sono propensi a intrattenere rapporti con l’Occidente, tanto da essere diventati interlocutori degli USA, nel dopo Mubarak, e anche su Israele non chiudono del tutto la porta del dialogo. Quindi, le due formazioni rappresentano due modi diversi di intendere l’Islam e, da quello che si apprende a poche ore dal voto, tra i due trionfatori delle urne non ci sarebbe un’intesa per formare un nuovo governo.

I Fratelli Mussulmani punterebbero a raggiungere la maggioranza dei seggi, attraverso una coalizione con i laici e i liberali, dando un’immagine più rassicurante di sé, che lascia almeno sperare che Il Cairo non cada nelle mani del fanatismo islamico.

Oltre tutto, non solo ciò li renderebbe più credibili agli occhi dell’Occidente, ma affermerebbero una propria identità autonoma dalle altre della galassia islamica e diverrebbero interlocutori del mondo laico interno, sebbene questo si sia espresso solo in netta minoranza nel voto.

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