Monti getta il PD nella disperazione, ora riforma art.18

La novità politica di ieri è che Silvio Berlusconi si è riappropriato dell’esecutivo, non nelle vesti di premier, bensì in quelle più comode di azionista di maggioranza del governo che intende esercitare il proprio diritto di voto e influire maggiormente sugli equilibri. Ieri il premier Mario Monti, presentando in Aula la manovra varata domenica sera, ha voluto salutare il suo predecessore, presente tra i banchi del Popolo della Libertà, cosa che è stata sottolineata da un applauso dell’ex maggioranza. Ma questo gesto è stato solo il simbolo di quanto avvenuto politicamente. Uscendo da Montecitorio, Berlusconi ha voluto ribadire il sostegno leale al governo, anche se ci sono cose che il suo esecutivo non avrebbe fatto. Alla Camera, il capogruppo del PDL, Fabrizio Cicchitto, ha detto espressamente a Monti che alcune cose il suo partito non le condivide, ma ugualmente non farà mancare il suo sostegno alla manovra.

E lo stesso ex premier ha invitato Monti a porre la fiducia sulla manovra, profetizzando che altrimenti essa rischia quasi certamente di non passare.

Ma cosa è successo dentro al PDL e all’ex premier? Metamorfosi o cambio di tattica? Per capire bene le cose, è necessario volgere lo sguardo dall’altra parte dell’emiciclo. I più scontenti della manovra sono certamente quelli del PD, anche se continuano a difenderla a spada tratta in pubblico. Il motivo è semplice: se è vero che la stangata da 30 miliardi scontenta tutti, PDL compreso, la cui base è in rivolta, è altrettanto indubbio che sotto il profilo sociale, il punto più delicato è quello delle pensioni, con la Cgil e la sinistra radicale sul piede di guerra, che quasi non vogliono credere a quanto è accaduto. Ieri un giornalista vendoliano come Sansonetti è stato esplicito nell’affermare che la sinistra italiana per molto, molto di meno con la riforma Maroni e il suo scalone si era stracciata le vesti.

E allora che fare per Bersani e compagni? Il PD non ha ottenuto quasi nulla di quello che chiedeva. Niente patrimoniale e niente stretta sul contante sopra i 100 euro. Da un punto di vista politico, porta a casa un bel nulla, se non il rischio di essere travolto dalla rabbia del popolo di sinistra, a cui neppure questa manovra va giù.

E se dalle facce dei Democratici è scomparso il sorriso in una domenica di dicembre, forse e in privato è riapparso sulla bocca di Berlusconi. Che non a caso invita i suoi a non lasciare il governo nelle mani di Bersani. Un modo per riappropriarsi di ciò che gli spetta, avendo vinto le elezioni nel 2008, e per rilanciare un’intesa con i centristi di Casini.

Ma la disperazione per Bersani e il PD, fino a qualche giorno fa così entusiasti del governo tecnico, potrebbe aumentare a dismisura nelle prossime settimane. E’ molto probabile che a gennaio Monti riformi l’art.18 dello Statuto dei Lavoratori, magari per i neo-assunti, importando per sua stessa dichiarazione il modello scandinavo della “flexsecurity”, ossia un mix tra flessibilità in uscita dal lavoro e tutele per i lavoratori, con misure ampie di ammortizzatori sociali. Per il PD sarebbe la materializzazione di un incubo e potrebbe sfilacciarsi giorno dopo giorno dal sostenere il governo. Per questo, Silvio chiede la fiducia sulla manovra. Vuoi vedere che molti nel PD avrebbero problemi a votarla?

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