Crisi Ue, è rottura tra Francia e Gran Bretagna: nasce l’Europa a due velocità

Se oggi è nata un’Europa a due velocità, la colpa è della Gran Bretagna“: non usa giri di parole Nicolas Sarkozy al termine del vertice fiume tra i governi europei che si è protratto fino a notte inoltrata. Altrettanto secca la replica del primo ministro inglese, David Cameron: “Noi non rinunceremo mai alla nostra sovranità. Noi vogliamo i nostri tassi di interesse, la nostra politica monetaria: quello che ci veniva offerto non era buono per la Gran Bretagna, quindi meglio che si facciano un trattato tra di loro”.

Una rottura al momento insanabile, con oltre dieci ore di vertice che non sono servite a far avvicinare le parti: non ci sarà quindi la Gran Bretagna nell’accordo intergovernativo siglato tra i 17 paesi dell’Eurogruppo (quelli che hanno adottato l’euro come moneta) e altri sei nazioni volontarie ( Bulgaria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania e Danimarca) che hanno siglato un’intesa su unione fiscale, riforma del fondo salva Stati e prestiti all’Fmi. Oltre alla Gran Bretagna, resta fuori l’Ungheria, mentre Svezia e Repubblica Ceca una volta saltato l’accordo tra i 27, non potevano più negoziare senza mandato parlamentare.

Ma cosa ha portato alla rottura delle trattative? L’oggetto del contendere era la forma giuridica da dare all’accordo: Francia e Germania spingevano per una riforma dei trattati, soluzione non gradita invece al governo inglese che poneva come condizione (“inaccettabile” secondo Sarkozy) l’introduzione di un protocollo che avrebbe permesso al Regno Unito di non applicare le regole sui servizi finanziari. Dopo la rottura con i britannici, l’intesa è stata siglata da 23 paesi sotto forma di un accordo intergovernativo: soluzione al ribasso quindi, ma che comunque è festeggiata come un successo dalla cancelliera tedesca Angela Merkel.

In base all’accordo raggiunto dai 17+6, gli Stati punteranno su un rafforzamento del coordinamento delle politiche economiche, arrivando a un’unione fiscale che servirà, come spiega la Merkel, da freno al debito di tutti i paesi che aderiranno.  Inoltre chi dirà sì all’accordo, accetterà di adottare regole più severe per il rispetto del pareggio di bilancio (sforamento massimo pari allo 0,5% del Pil), anticiperà la partenza del fondo salva stati (Esm) a luglio 2012 con la Banca Centrale Europea che si occuperà della gestione operativa (senza però diventare un banca) e rifinanzierà per 200 miliardi di euro il Fondo Monetario Internazionale.

 

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