Scontri in piazza Tahrir: quattro morti

Durante il quinto giorno di proteste in piazza Tahrir il bilancio provvisorio è drammatico: 4 morti e 57 feriti. Gli scontri sono iniziati in mattinata al Cairo, dove le violente proteste continuano da ormai cinque giorni. L’esercito, che prima rappresentava la forza al fianco del popolo per cambiare il paese, è diventato definitivamente una forza repressiva.

I dimostranti, che stavano continuando il loro sit-in permanente, sono stati colpiti da agenti in tenuta antisommossa e soldati armati di lacrimogeni e armi cariche, con le quali hanno sparato sulla folla. Gli attivisti in piazza hanno descritto l’accaduto come se si fosse trattato di un vero e proprio raid contro di loro. Al momento è dubbio il numero delle vittime: alcune fonti dicono che un ragazzino di 15 anni, durante una delle pesanti sparatorie, sia rimasto ferito; altri dicono che di anni ne ha 12 e che sia deceduto. Per il sito Al Wafd, due delle vittime erano studenti universitari. Gli attivisti, sul loro profilo di Twitter, parlano di 15 vittime, 603 feriti e 230 arrestati.

Una delle testimonianze che stanno circolando in queste ore è quella di un dimostrante, presente durante il raid dell’esercito: «Centinaia di agenti e soldati hanno fatto irruzione nella piazza e cominciato a sparare pesantemente. Si sono scontrati con i manifestanti e hanno dato fuoco a ogni cosa che era sulla loro strada, incluse coperte e apparecchiature mediche». La scintilla che ha portato agli scontri è stata il tentativo dei dimostranti di abbattere il muro che li divideva dal Parlamento del Cairo. I dimostranti accusano le forze dell’ordine e l’esercito di aver usato dei veri proiettili contro i manifestanti.

La donna che era stata picchiata e denudata dai soldati sabato scorso ora è in gravi condizioni, da quanto confessa un dimostrante accorso in suo aiuto, Hassan Shaheen. L’uomo ha raccontato l’accaduto:  «Erano così tanti a picchiarmi con i bastoni. Avevo il volto che mi sanguinava e non ho potuto trascinarla via». Hilary Clinton, segretario di stato americano, ha condannato le violenze inflitte alle donne durante le manifestazioni, violenze  «indegne della rivoluzione» e che«disonorano lo Stato». La Clinton ha poi affermato che le donne vengono «prese di mira in modo particolare dalle forze dell’ordine e dagli estremisti. Le manifestanti sono state picchiate e sottoposte a violenze orribili».

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