Siria: Assad accetta osservatori, ma continua bagno di sangue

Il regime di Bashir al Assad è al collasso o forse tutt’altro. Il presidente sanguinario ha accettato l’ingresso di centinaia di osservatori internazionali, per il quale avevano premuto la Lega Araba e l’Occidente. Questo viene considerato un aspetto non insignificante in questa tragedia siriana, visto che finora il suo regime ha potuto fare quello che ha voluto, grazie all’assenza delle TV arabe e occidentali, che non hanno potuto riprendere le scene di stragi di civili, all’ordine del giorno ormai nel Paese da almeno 8-9 mesi. Soltanto nelle ultime 48 ore, si calcolano cento morti, di cui almeno 60 sarebbero soldati disertori, che sarebbero stati colti in fuga verso il confine turco dalle forze fedeli a Damasco. E questo non è un dato di poco conto, perché lascia prevedere il possibile collasso dell’esercito regolare, in opposizione al suo presidente, per via del rifiuto di molti militari di massacrare la popolazione civile.

In Turchia è già stato creato un Esercito di liberazione nazionale, anche se Ankara non ha concesso né lo spazio fisico per l’addestramento, né qualsiasi tipo di supporto, il che sarebbe visto come un atto di guerra contro Damasco.

Ma nonostante ciò, le forze armate ribelli, sorte per mano dei militari fuoriusciti dall’esercito regolare, non sono riuscite a raggiungere alcun obiettivo di rilievo. Le città sono ancora sotto il ferreo controllo di Assad e la capitale Damasco sembra, al momento, impenetrabile, grazie al forte sostegno di cui il regime gode, specie tra la borghesia capitolina e tra i numerosi dipendenti pubblici.

Non ci sono tante illusioni che questa sanguinosa guerra civile possa cessare per il solo fatto che arrivino gli osservatori. Sono almeno 5 mila i civili sterminati dalla ferocia del regime che, accettando l’arrivo di stranieri, ha semmai soltanto fatto una timida apertura al solo scopo che probabilmente si discutesse di altro, cioè di come fermare Assad.

Oltre tutto, l’Iran è grandissimo supporter della Siria e anche se Russia e Cina hanno criticato apertamente il regime di Damasco, nulla lascia prevedere che queste due potenze possano avallare un intervento militare sotto l’egida dell’Onu, meno che mai della Nato. E tra le stesse potenze occidentali non è che vi sia questa grande voglia di replicare la guerra in Libia. Non c’è nemmeno il petrolio, qui!

 

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