Seul apre a Pyongyang, ma Kim Jong-un chiude la porta

E’ gelo tra le due Coree. A cinque giorni dai funerali di Kim Jong-il, che hanno sancito il passaggio di potere dal padre al figlio Kim Jong-un, non pare che siano molte le speranze di un nuovo corso tra i due stati, oltre che della Corea del Nord verso il resto del pianeta. Se già, appena insignito dei poteri presidenziali, il giovane inesperto e fanatico Jong-un aveva dato degli “stupidi” a tutti i leader del mondo e aveva giudicato “governo fantoccio” quello di Seul, adesso le parole e i fatti sembrano confermare che siamo dinnanzi a un’epoca non meno ideologica di quella che Jong-il ci ha lasciato.

I vertici di Pyongyang hanno salutato il nuovo anno, annunciando minacciosamente al mondo che la “Corea del Nord si trasformerà in fucili e in bombe per difendere fino alla morte il nuovo leader”.

Non meno pesanti sono state le parole nei confronti del presidente sudcoreano Lee Myung Bak, che è stato definito un “traditore”, con cui non vi sarebbe l’intenzione di dialogare. Tuttavia, proprio per raffreddare lo scenario sin troppo allarmante che si sta delineando nella penisola, quest’ultimo ha voluto lanciare messaggi distensivi nel suo messaggio di fine anno, invitando la Corea del Nord al dialogo rispetto alla questione nucleare. Se Pyongyang sarà sincera, ha affermato Myung Bak, allora la Seul sarà pronta al dialogo. Ma allo stesso tempo, il presidente sudcoreano non ha mostrato esitazioni quando ha affermato che le sue forze militari saranno prontissime a rispondere a ogni provocazione del Nord.

Difficile, quindi, che in tempi brevi vi siano le condizioni per una distensione tra i due stati. Il nuovo leader al potere avrà tutto l’interesse di mostrare il volto duro e feroce, sia per tentare di ottenere un consenso solido al suo interno, dato che parte dei vertici del partito comunista non hanno nascosto (in forma anonima) qualche perplessità nei suoi confronti, sia anche per affermare la sua leadership a livello internazionale.

Questa nuova fase di impasse avrà il risultato di rafforzare la Cina nel suo ruolo di mediazione e di stabilizzazione della penisola, cosa che fa gola a Pechino, che così potrà sfruttare questa carta in suo favore nei rapporti internazionali.

 

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