Scontro governo-sindacati su tempi e modi riforma del lavoro

Non sembrano avvicinarsi le posizioni dei sindacati e quelle del governo, dopo che il premier Monti ha dato mandato al ministro del Welfare, Elsa Fornero, di convocare i primi per la prossima settimana, in vista dell’elaborazione di una ipotesi di riforma del mercato del lavoro, prima del 23 gennaio, data in cui Monti vorrebbe presentarsi all’Eurogruppo, con una qualche bozza in mano.

Il ministro incontrerà i sindacati separatamente, senza l’apertura di un tavolo di concertazione, come, invece, chiedono proprio Cgil, Cisl e Uil.

Tra il 16 e il 23 gennaio, poi, Mario Monti elaborerà una sua proposta autonoma, che sarà presentata al Parlamento, dopo avere ascoltato l’esito dei colloqui, così come riportati dal ministro Fornero.

Ma il segretario della Cgil, Susanna Camusso, non ci sta e invita il governo a non forzare i tempi, né di toccare l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. E anche Luigi Angeletti, Uil, giudica quella del governo un’anomalia, perché si avrebbe intenzione di non colloquiare con coloro che subiranno la riforma.

Lo stesso Raffaele Bonanni, segretario Cisl, parla della necessità di concertare la riforma, per evitare che si crei un brutto clima, intorno alla riforma.

Le ipotesi sarebbero quelle di introdurre un contratto unico per l’accesso al lavoro, che sia al contempo a tempo indeterminato, superando i contratti precari oggi in vigore, ma rendendo flessibile il licenziamento, in modo da favorire l’occupazione.

Il PD è diviso al suo interno e ha invitato il governo a non toccare l’articolo 18, mentre dai centristi e dal PDL vi è stato un via libera in tal senso, anche se il PDL ha esortato il premier a discutere la riforma con i partiti.

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