P3: rinviati a giudizio Dell’Utri, Verdini e Carboni

Al termine dell’indagine preliminare sulla P3, sono stati richiesti venti rinvii a giudizio. Fra i rinviati a giudizio figurano i nomi di Denis Verdini, coordinatore del Pdl, di Flavio Carboni, affarista sospettato di essere ai vertici dell’organizzazione, e di Marcello Dell’Utri, senatore Pdl e fondatore di Forza Italia. L’indagine sta cercando di portare alla luce le attività della cosiddetta P3, organizzazione segreta che avrebbe influito nelle decisioni di politici, funzionari pubblici e giudici, al fine di pilotare le nomine della Pubblica Amministrazione, oltre che per ottenere appalti. La P3, secondo le indagini, pare che avesse anche il potere di influire nelle decisioni della politica e addirittura di «condizionare il funzionamento di organi costituzionali».

Fra gli altri rinvii a giudizio richiesti dal Procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo della procura di Roma, figurano anche i nomi di Nicola Cosentino, ex sottosegretario all’Economia con Berlusconi, di Ugo Cappellacci, presidente della Regione Sardegna e dell’ex presidente della Corte di Cassazione, Vincenzo Carbone. Cosentino è sospettato di diffamazione, perchè ha presentato falsi dossier contro il governatore della Campania Stefano Caldoro. Cappellacci è accusato di abuso d’ufficio, in quanto è caduta l’accusa di corruzione nei suoi confronti.

Il reato contestato dalla procura è quello di associazione a delinquere finalizzata alla violazione della legge Anselmi. La legge Anselmi, del 1982, venne creata per contrastare le associazioni segrete e l’allora loggia P2. La legge recita: “Si considerano associazioni segrete e come tali vietate dall’ articolo 18 della Costituzione quelle che, anche all’ interno di associazioni palesi, occultando la loro esistenza ovvero tenendo segrete congiuntamente finalita’ e attivita’ sociali, ovvero rendendo sconosciuti, in tutto o in parte ed anche reciprocamente, i soci, svolgono attivita’ diretta ad interferire sull’ esercizio delle funzioni di organi costituzionali, di amministrazioni pubbliche, anche ad ordinamento autonomo, di enti pubblici, anche economici, nonche’ di servizi pubblici essenziali di interesse nazionale”. Questo reato viene contestato a Carboni, Verdini e Dell’Utri, ma anche all‘imprenditore Arcangelo Martino e all’ex giudice Pasquale Lombardi, oltre che ad altre  nove persone.

I pm sostengono che Verdini, Dell’Utri, Carboni e Lombardi dirigevano un’associazione per delinquere diretta a realizzare una serie «di delitti di corruzione, abuso d’ufficio, illecito finanziamento, diffamazione e violenza privata». L’associazione, sarebbe stata «caratterizzata dalla segretezza degli scopi» e sarebbe stata «volta a condizionare il funzionamento di organi costituzionali e di rilevanza costituzionale, nonchè apparati della pubblica amministrazione dello Stato e degli enti locali».

Fra i vari illeciti, si continua ad indagare sui nove milioni e mezzo versati da Silvio Berlusconi a titolo di prestito infruttifero su un conto intestato a Dell’Utri, nel 2008. Oltre a questi soldi, ci sono anche i 7 milioni versati da Antonio Angelucci, magnate delle cliniche private, al coordinatore Pdl Denis Verdini per comprare villa Gucci a Firenze

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