USA, martedì si vota nel New Hampshire. Romney ultra-favorito

Il dato dell’Iowa è stato già archiviato. Mitt Romney ha vinto con soli otto voti di scarto sulla rivelazione di questo inizio di primarie per i Repubblicani, l’italo-americano Rick Santorum. 30.015 voti contro 30.007. Sembra quasi surreale, eppure è successo. Ma già dall’inizio si sapeva che il dato dello stato centrale degli USA non sarebbe stato né interessante, né determinante. La vittoria, pur di misura, di Romney non fa altro che confermare quello che tutti pensano: sarà lui ad ottenere la nomination. Gli altri dovranno accontentarsi del ruolo di comparsa. Santorum, dopo questo exploit, non avrà più alcuna occasione per emergere. Quanto a Newt Gingrich, l’ex speaker della Camera, favorito fino a un paio di settimane fa, nell’Iowa ha riscosso solo un misero 13% e nel New Hampshire è dato al 9%, contro il 43% di Romney.

Anche gli altri due candidati, che pure hanno fatto molto parlare di sé, Michelle Bachmann e Rick Perry, si sono dovuti accontentare di un modesto 5% e 10%, rispettivamente. Troppo poco, tanto che è lo stesso Perry ad ammettere che il dato andrebbe valutato per verificare che ci siano le condizioni per andare avanti. In altri termini: dopo il New Hampshire, è molto probabile che il governatore texano si ritiri, anche se punterebbe al voto in South Carolina. Bachmann, al contrario, ha già gettato la spugna. 

E proprio il voto del prossimo martedì sarà determinante, perché la vittoria di Mitt Romney è attesa molto consistente, praticamente senza rivali. Al secondo posto si attesterebbe il libertario senza speranza Ron Paul, con ben trenta punti di distacco. E già inizia l’endorsement di tutto il partito che conta. L’ex candidato alla Casa Bianca nel 2008, John McCain, ha annunciato il proprio sostegno a Romney, il suo rivale nella corsa di quattro anni fa. E per l’ex governatore del Massachussetts sarà da ora in avanti un crescendo di sostegno, con buona pace degli altri candidati.

Il Partito Repubblicano non è abituato a lotte fratricide, per cui già entro la prossima settimana vi dovrebbe essere il nome ufficioso di chi sfiderà Barack Obama il 6 novembre e certamente sarà il nome di Mitt Romney.

Per lui restano due incognite: gli stati conservatori del South Carolina e della Florida. Se riuscisse a farcela anche qui, nessuno lo fermerebbe più. Semmai, ci potrebbe essere il pericolo per lui che il voto conservatore convogli verso l’italo-americano Rick Santorum, che a questo punto sembrerebbe in grado di spiazzare Perry e di raccogliere il testimone della Bachmann. Che ci sia aria di un candidato  italo-americano alla vice-presidenza?

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