Il leader del Front National, Marine Le Pen, ha preso carta e penna e ha scritto qualche giorno fa al primo ministro François Fillon, per esprimergli la sua preoccupazione in merito alla legge che prevede la raccolta di 500 mila firme tra i grandi sostenitori, ossia tra gli eletti a tutti i livelli, per potersi candidare alle presidenziali del prossimo aprile. In effetti, la legge sembra essere stata congegnata, ai tempi, per impedire candidature di massa per l’Eliseo. Ma il caso del Front National è piuttosto particolare, perché si tratta di un partito che negli ultimi venti anni si è attestato mediamente sopra il 10% dei consensi e nel 2002 il suo ex leader e padre di quello attuale, Jean-Marie Le Pen, arrivò persino al ballottaggio, ottenendo il 16% al primo turno.
Oggi i sondaggi danno la figlia Marine Le Pen con il vento in poppa. La pasionaria della destra avrebbe tra il 19% e il 21% dei consensi al primo turno, vicinissima a quelli di Nicolas Sarkozy e, pertanto, temibile agli occhi del centro-destra.
Per questo, ora la leader della destra radicale francese teme che questo sistema le possa precludere la possibilità di correre per l’Eliseo e la donna si scaglia, in particolare, contro la previsione della pubblicità della propria firma. In poche parole, Le Pen teme che molti sindaci e amministratori locali non firmino per la sua candidatura perché intimoriti dal fatto che il proprio nome venga poi sbattuto sui giornali e messo all’indice della politica.
Non saremmo in democrazia, dice la stessa leader del Front National. Proprio adesso che il suo partito avrebbe i sondaggi dalla sua parte, si rischierebbe di non potersi neanche presentare alle presidenziali.
Già nel 1981 accadde al padre, che non riuscì a raccogliere in tempo le firme necessarie. Un bis non sarebbe affatto gradito e aumenterebbe la rivalità con l’Ump e Sarkozy, in particolare.
E intanto si fa un gran discutere in Francia sul voto della minoranza ebraica, che potrebbe essere attratta dalle invettive del Fronte contro i mussulmani. Sembrano infatti lontani i tempi in cui Jean-Marie Le Pen considerava i campi di sterminio “particolari della storia”. Il linguaggio della figlia è oggi molto diverso e anche questo fa tremare Sarkozy.





