Riforma del mercato del lavoro: il dettaglio delle tre proposte al vaglio del Governo

Si fa tanto un gran parlare di quella che sarà probabilmente la più grossa riforma del 2012: quella sul mercato del lavoro. Se ne parla tantissimo sui giornali ed anche il ministro del lavoro Fornero ha iniziato a discuterne con le Parti Sociali (il grosso degli incontri si svolgerà nel corso della prossima settimana). Andiamo ad analizzare nel dettaglio le 3 proposte, provenienti tutte da esponenti del Partito Democratico: due sono pressoché simili e piuttosto soft; una, quella più nota del senatore Ichino, invece “rivoluzionaria”.

1) Proposta Ichino: contratto unico, tutti a tempo indeterminato (tanne gli stagionali e le sostituzioni temporanee). Tutti però licenziabili, non solo per motivi economici come si pubblicizza, ma anche per esigenze tecniche ed organizzative (formula così vaga da rendere possibili praticamente i licenziamenti in ogni situazione).

Per chi ha lavorato però almeno 4 anni per una data azienda, ci saranno, in caso di licenziamento, 3 anni di ammortizzatori sociali (se ha un’anzianità di 3 anni, due anni di stipendio, se ha un’anzianità di 2 anni, 1 anno di stipendio, a chi ha meno di due anni di anzianità, non spetta nulla!): 90% dello stipendio il primo anno, quasi tutto a carico dello Stato, 80% il secondo e 70% il terzo, quasi tutti a carico delle imprese, che saranno così obbligate ed incentivate a ricollocare prima dei tre anni il lavoratore altrove, con adeguati programmi formativi.

In un sistema economico come quello italiano, con poca facilità di trovare lavoro e pochi soldi a disposizione, l’idea della flexicurity danese (che teoricamente non è affatto malvagia, bonificandola ovviamente della parte secondo cui a chi ha lavorato meno di due anni non spetta nulla) potrebbe presentare molti pericoli per i nostri lavoratori.

2) Proposta Nerozzi, ideata dagli economisti Tito Boeri e Pietro Garibaldi: si può licenziare solo nei primi 3 anni di attività (contratto a protezione crescente), in cambio di una piccolà indennità, poi per le aziende sopra i 15 dipendenti resta la validità dell’articolo 18. Resterebbero comunque in vigore gli ammortizzatori sociali classici: cassa integrazione e mobilità.

3) Proposta Damiano: contratto d’inserimento formativo che conceda alle aziende la possibilità di licenziare, anche senza giusta causa, solamente nei primi 3 anni di attività del soggetto interessato, in cambio di un risarcimento che vada da 1 a 6 mensilità, a seconda della mini-anzianità di servizio. Anche in questo caso resterebbero comunque validi per tutti i lavoratori gli ammortizzatori sociali oggi vigenti.

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