Giamaica vuole la repubblica, addio a Buckingham Palace?

L’annuncio è stato dato dal neo-premier giamaicano Portia Simpson Miller, 66 anni, che si è imposta a sorpresa alle recenti elezioni politiche con il suo Partito Popolare, una formazione di centro-sinistra. Al suo discorso di insediamento, la Miller ha affermato che la Regina Elisabetta II sarebbe una signora bellissima, ma il suo tempo è arrivato. La Giamaica vuole diventare una repubblica e per questo ha promesso che in tempi brevi saranno realizzate tutte quelle misure legislative che renderanno possibile l’abbandono della monarchia.

La Giamaica è una ex colonia del Regno Unito, ma si è resa indipendente nel 1962. Tuttavia, come molte ex colonie, ha mantenuto fino a oggi una struttura istituzionale formalmente monarchica, in cui il capo dello stato è il sovrano d’Inghilterra.

Questa struttura è alla base di una profonda insoddisfazione un pò in tutti gli stati ancora sotto la corona britannica, visto che il capo dello stato si trova a migliaia di chilometri di distanza e raramente può visitare i suoi territori. Qui in Giamaica, ad esempio, l’ultima visita risale a ben otto anni fa, mentre la regina viene ovunque rappresentata da un governatore, che è ancora un retaggio del vecchio impero britannico. Inoltre, il titolo di capo di stato è puramente formale, in quanto la Regina d’Inghilterra non decide sostanzialmente nulla.

La decisione della Giamaica è, quindi, molto simbolica, a cinquanta anni dalla sua indipendenza ed esattamente dopo mezzo secolo di regno di Elisabetta II, di cui sono in preparativo già i festeggiamenti.

Tuttavia, qualora la scelta fosse confermata, ciò potrebbe innescare un meccanismo per cui il Reame del Commonwealth rischia di sgretolarsi, dato che spinte repubblicane sono da anni molto forti anche in Australia e in Canada, gli stati più grossi e ancora legati a Londra da un assetto istituzionale particolare.

C’è chi sostiene che l’annuncio del nuovo primo ministro sia dovuto alla necessità di fare distogliere l’attenzione dai problemi reali del Paese, che dopo anni di governo laburista si trova a dovere negoziare un prestito con il Fondo Monetario, per via di un debito da 19 miliardi di dollari. Si calcola, inoltre, che il 40% della popolazione viva sotto la soglia di povertà e il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 13%.

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