Strage di Marigliano: malavita organizzata o traffico di cani?

Dopo il ritrovamento dei 60 cadaveri di cani nella zona dei Regi Lagni, in via Nuova del Bosco a Marigliano, in provincia di Napoli, le piste seguite dagli inquirenti sono diverse.

Chi sta indagano sul caso non esclude nessuna pista, ma tra le ipotesi più accreditate ci sono la malavita organizzata e il traffico di animali portati dall’Italia all’estero.

Dopo i primi accertamenti dei medici legali che stanno effettuando l’autopsia sui resti dei 60 cani, sembra avvalorarsi l’ipotesi di coinvolgimento dei canili autorizzati dall’Asl. I cani sono stati trovati con evidenti ferite che hanno fatto supporre agli inquirenti che sia stato loro tolto il microchip di riconoscimento.

In questo modo i canili potevano continuare ad intascare i contributi per il cane ormai deceduto, senza dichiararne la morte. Un’altra ipotesi è che qualche canile potrebbe aver deciso di sbarazzarsi dei propri cani poco alla volta, non riuscendo più a sostenere le spese giornaliere.

Ma potrebbe esserci il coinvolgimento della camorra nello smaltimento illegale di cadaveri di cani, gettati via da uomini senza scrupoli per intascare il denaro pagato dai padroni per il loro seppellimento. È stato anche ipotizzato che quei cani potrebbero essere stati uccisi nel tempo in seguito alle classiche e ormai conosciute “prove di coraggio” dei nuovi affiliati ai clan, durante le quali i cani venivano sgozzati e uccisi.

Alla base di questo ritrovamento potrebbe anche esserci il traffico illegale di cani. I microchip sottratti ai cani defunti potrebbero essere stati riutilizzati e applicati ai cani che sono stati portati fuori dall’Italia attraverso il traffico illegale.

Le carcasse dei cani sono state portate via da una ditta specializzata di Ottaviano e riposti presso la Cooperativa Dog Park di Ottaviano.

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