Alcoa, rischio chiusura per stabilimento Portovesme

L’ultima trimestrale di Alcoa, la società americana attiva nella produzione di alluminio, non è stata affatto positiva, mostrando una perdita di 193 milioni, quando lo stesso trimestre del 2010 si era chiuso con un attivo netto di 258 milioni. I ricavi sono risultati in crescita del 6% su base annua, anche se inferiori del 7% a quelli del terzo trimestre, attestandosi a 5,99 miliardi di dollari. Il consensus era di 5,74 miliardi e in considerazione del fatto che già nel 2011 il titolo ha perso il 44%, Wall Street ha reagito positivamente alla pubblicazione dei dati, con un buon +2,89%.

D’altronde, nonostante il cattivo momento, il 2011 non può essere considerato certo un anno negativo per Alcoa, che aumenta i ricavi a 25 miliardi, contro i 21 dell’anno precedente. In crescita risulta anche l’utile, che sale dai 254 milioni ai 611 milioni dell’esercizio appena conclusosi. L’Ebitda corretto dell’ultimo trimestre è di 445 milioni.

Tuttavia, bisogna fare i conti con un calo dei prezzi dell’alluminio dell’11% nell’ultimo trimestre, che ha costretto la società a rivedere la sua produzione, tagliandola del 12%, contro un’indicazione iniziale del 7%. Questo significa che non basteranno le chiusure degli stabilimenti di Rockdale, in Texas e nel Tennessee, ma sono stati annunciati altri tre stop in Europa. Due riguardano le fonderie spagnole di La Coruna e di Aviles, mentre l’altra chiusura è quella di Portovesme, in Sardegna.

Si tratta di mandare a casa 500 lavoratori, a cui si sommeranno altri 500 lavoratori dell’indotto. La società ha motivato la chiusura, che sarà trattata con i sindacati, per via degli alti costi che non renderebbero conveniente la produzione nell’isola. In particolare, si teme che la UE possa non concedere il rinnovo degli aiuti dall’anno prossimo, inerenti l’abbattimento dei costi energetici.

 

 

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