La Corte Costituzionale ha bocciato i due quesiti referendari per cancellare l’attuale legge elettorale: il primo chiedeva l’abrogazione totale della norma definita ‘Porcellum’, mentre il secondo interveniva per chiedere la cancellazione delle novità introdotte da questa legge elettorale rispetto alla precedente, il ‘Mattarellum’. Le motivazioni della decisione non sono ancora state pubblicate, ma sembra che la Corte non abbia riscontrato aspetti di merito che giustificassero la consultazione referendaria. Il secondo questito in particolare, intervendo non su una norma, ma su parte di essa, era da tempo pronosticato come di difficile ammissibilità (il primo in contraddizione ne chiedeva l’abolizione totale e sulla carta poteva far restare il Paese provvisoriamente senza alcuna legge elettorale in vigore). La stessa Corte dovrebbe comunque pubblicare nelle sue osservazioni un invito a modificare l’attuale legge.
Invito che tutti sembrano già pronti ad accogliere, ma intanto Di Pietro è fuori dalla grazia di Dio e se la prende con gli esponenti politici attuali, Presidente della Repubblica Napolitano in primis: “L’Italia si sta avviando lentamente verso una rischiosa deriva antidemocratica: manca solo l’olio di ricino. E’ tempo di scendere nelle piazze e di passare alla protesta attiva per non assistere più a questo scempio di democrazia; quella della Corte non è una scelta giuridica, ma politica per fare un piacere al Capo dello Stato, alle forze politiche ed alla maggioranza trasversale e inciucista che appoggia Monti, una volgarità che rischia di farci diventare un regime“. Immediata la replica del Quirinale, che ha definitivo grave e volgare l’insinuazione di Antonio Di Pietro.
L’altro principale promotore dei due referendum, insieme al leader molisano dell’Italia dei Valori, Arturo Parisi, ha avuto una reazione meno irruenta, affermando che si aspettava il risultato e che la battaglia per abolire una legge totalmente iniqua continuerà con maggiore intensità all’interno del Parlamento.
Due osservazioni per chiudere:
1) se la classe politica è stata sostituita dai tecnici per quanto riguarda la politica economica e deve rivolgersi al popolo anche per compiere l’operazione che più dovrebbe essere di routine, quella della creazione di una nuova legge elettorale appunto, allora che la paghiamo a fare?
2) Fermo restando che secondo me non era intelligente buttare soldi per un referendum, su una materia così evidente (la legge porcellum è incredibilmente sbagliata a detta di tutti, anche di chi la realizzò qualche anno fa), la Corte Costituzionale può avere comunque l’autorità di affermare che un qualsiasi argomento non può essere sottoposto alla volontà popolare, l’unica sempre e ovunque sovrana?





