Liberalizzazioni, sciopero tassisti il 23 gennaio

Più crescita e più equità: punta a questo il piano di liberalizzazioni annunciato dal governo Monti, che dovrebbe vedere la luce entro il 20 gennaio. Un provvedimento di cui si chiacchiera molto, anche se certezze sugli effettivi contenuti non ce ne sono: nonostante ciò sono già sul piede di guerra i tassisti, che contro le liberalizzazioni hanno indetto uno sciopero per il prossimo 23 gennaio. Una decisione presa ieri a Bologna dai sindacati nazionali: la serrata sarà preceduta da una manifestazione in programma lunedì prossimo. Ma contro cosa si protesta, visto che di certo ancora non c’è nulla?

Da ieri circola una bozza sui possibili contenuti presenti nel decreto che il governo emanerà di qui a qualche settimana: una bozza che non è confermata da Palazzo Chigi, ma che intanto può far luce su quali siano i provvedimenti che adotterà l’esecutivo in tema di liberalizzazioni. Trai 26 punti toccati dalla bozza c’è ne uno che riguarda i trasporti, in cui è affidato all’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici  di lavori servizi e forniture il compito di prendere tutte le decisioni del settore, compreso il numero di licenze di taxi da assegnare ai comuni e le tariffe autostradali. Le scelte dovranno essere prese in base alla necessità del momento e verificata la presenza di concorrenza: potrebbero quindi aumentare le licenze taxi in alcune città.

Proprio contro questa evenienza si scagliano i tassisti, sul piede di guerra per contrastare il decreto liberalizzazioni al vaglio del governo. Dopo l’incontro di Bologna che ha visto riunirsi 19 sigle sindacali, la categoria ha deciso la serrata per il prossimo 23 gennaio e ha anche convocato un’assemblea generale per lunedì prossimo: i tassisti fuori turno saranno al Circo Massimo a Roma per decidere altre eventuali iniziative. I tassisti contestano la relazione presentata dall’Autorità e sostengono che le liberalizzazioni non abbasseranno i costi per gli utenti, ma serviranno solo a crescere il numero di licenza avvantaggiando chi ha più disponibilità di capitali.

“Nelle città europee (Amsterdam, Stoccolma, Dublino) dove già sono state liberalizzate le licenze – afferma dalle pagine del Corriere dello Sera, Giovanni Maggiolo sindacalista della Cgil – non si è avuta una riduzione delle tariffe, anzi in molti casi c’è stato un aumento. Inoltre sono falsi i numeri che circolano sull’elevato costo delle corse e sul basso numero di taxi per abitanti: a Milano ce n’è uno ogni 269 abitanti, in perfetta media europea, e una corsa di 7 minuti costa circa 12 euro contro i 15 di Salisburgo e i 31 di Zurigo”.

 

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