Anche i giganti possono cadere: chiuso Megaupload

Dopo le polemiche sui nuovi progetti di legge made in USA per la protezione del copyright, l’FBI miete la prima vittima: Megaupload. Il sito di file sharing famosissimo ormai da anni, uno dei più cliccati del web in assoluto, è stato chiuso ieri notte dalle autorità americane: il sito avrebbe provocato alle aziende coinvolte dei danni di almeno 500 milioni di dollari.

Uno dei colpevoli, secondo l’FBI, di questo furto di proporzioni gigantesche è Kim “Dotcom”, uno dei fondatori del sito, che è stato arrestato in Nuova Zelanda nell’ambito di questa maxi-operazione contro la pirateria. La sensazione è che Megaupload sia solo il primo di una lunga serie di siti similiari che verranno colpiti nei prossimi mesi. Kim Dotcom, nato in Germania, il cui vero nome è Kim Schmitz, è diventato miliardario grazie a Megavideo e Megaupload, i due siti chiusi dall’FBI.

Megaupload è un sito di hosting, che permetteva di caricare file online, oppure di scaricare file presenti nel database del sito. Il servizio era gratuito ma con delle limitazioni, che non esistevano per chiunque decidesse di sottoscrivere un abbonamento. Gli utenti registrati risulta siano 150 milioni e, almeno per ora, resteranno interdetti dall’utilizzare il servizio per cui hanno pagato. Dotcom (soprannome dovuto all’esplosione del suo sito con dominio.com), è stato accusato da Riaa e Mpaa, le associazioni dei produttori discografici e cinematografici, di violazione di copyright, consentendo agli utenti del suo sito di scaricare illegalmente musica e film a profusione.

La situazione è molto delicata e ancora non si sa quali saranno i procedimenti e le pene contro gli uomini arrestati dall’FBI, altri tre oltre a Schmitz. Si parla già di carcere e le pene non paiono essere lievi. Intanto si stanno scatenando le reazioni a quest’offensiva così decisa lanciata dagli USA alla pirateria. Già alcuni giorni fa, Wikipedia aveva capitanato la protesta contro il SOPA e il PIPA, due disegni di legge molto controversi presentati negli ultimi mesi al Congresso americano, per la difesa dei diritti d’autore sul web. Adesso, con la chiusura coatta e inaspettata di Megaupload, si sono scatenate delle reazioni molto forti contro la decisione dell’FBI e molti parlano già di censura. Il gruppo hacker degli Anonymous ha già reagito oscurando i siti del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, della Riaa, della Mpaa e non solo.

La guerra per i diritti d’autore è cominciata e il web, così come lo conosciamo adesso, cambierà a seconda di quale sarà l’esito.

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