Bruxelles boccia accordo Atene-creditori, default si avvicina

Al vertice dell’Eurogruppo di ieri sera a Bruxelles, dopo una riunione-fiume di 10 ore, è arrivata l’amara sorpresa per il ministro delle Finanze greco Evangelos Venezilos, che era giunto certo di un via libera all’accordo trovato poche ore dal suo governo con i creditori dei bond. Invece, i ministri finanziari dell’Unione hanno bocciato la trattativa, chiedendo che il tasso da applicare sui bond rinegoziati sia più basso di quello esitato dall’accordo.

In particolare, il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker ha parlato di un tasso medio più basso del 3,5% da ora fino al 2020 e complessivamente, considerando tutto il periodo di riferimento, il tasso dovrebbe attestarsi tra il 3,5% e il 4%, ma non oltre.

L’accordo che il governo Papademos aveva trovato con gli obbligazionisti dell’Institute of International Finance, che raccoglie centinaia di banche e fondi creditori, era di un cambio tra i vecchio bond con titoli di nuova emissione e a 30 anni, decurtati del 65-70% del loro valore, a cui applicare un tasso che sarebbe cresciuto nel tempo da un minimo del 3,5% a un massimo del 4,6%, dopo un periodo di grazia. I creditori avrebbero anche ottenuto titoli da parte del Fondo europeo di salvataggio, per il 15% del valore originariamente investito.

Ora, tutto torna in alto mare e non è detto che i creditori accettino soluzioni ancora più al ribasso, specie visto che molti di loro sono assicurati dal rischio default, per cui otterrebbero il rimborso integrale del capitale.

Se entro il 13 febbraio non dovesse trovarsi una soluzione, in mancanza di un’intesa con i creditori non arriverebbero nemmeno gli aiuti della Troika (UE, BCE e FMI), in base al secondo piano di aiuti da 160 miliardi. Senza di essi, la Grecia non sarebbe nella possibilità di onorare la scadenza di marzo per il bond da 14,5 miliardi, dando vita al default.

 

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