Romney attacca Gingrich: sei un lobbista di Washington

I toni nella campagna elettorale per le primarie sono cambiati e con essi i ruoli dei vari protagonisti. Da candidato tutto di un pezzo e freddo calcolatore, l’ex governatore del Massachussetts, Mitt Romney, si è dato all’attacco contro il suo sfidante diretto, l’ex speaker alla Camera, Newt Gingrich. Per capire il cambiamento in corsa, bisogna solo considerare che dopo la vittoria di sabato scorso in South Carolina, Newt Gingrich è dato nuovamente in testa nei sondaggi e rischia di soffiare sotto il naso la nomination a Romney, dopo che era stata data per certa fino a una settimana fa. Per giunta, per il mormone sarebbe la seconda volta in quattro anni che perderebbe la sfida per la nomination, la sua carriera politica sarebbe di fatto archiviata, almeno a certi livelli.

E a un dibattito mandato in onda sulla Nbc, riguardante la prossima tappa elettorale, la Florida, Romney ha cercato di porre rimedio al disastro del dibattito precedente, quando fu oggetto di fischi e boati, per la sua mancata volontà di pubblicare la dichiarazione dei redditi.

Ieri, infatti, si è presentato con la dichiarazione fiscale, per cui negli ultimi due anni ha guadagnato 45 milioni di dollari, pagando rispettivamente il 14% e il 15% di tasse. Queste basse aliquote sono date dal fatto che la stragrande maggioranza del reddito è dato da capital gains, sottoposti a una minore tassazione. Se essi fossero stati frutto di reddito da lavoro, sarebbero stati tassati al 35%.

Ma Romney non si è limitato a difendersi, anzi, si è scagliato come mai aveva fatto prima contro Gingrich, affermando che per andare alla Casa Bianca ci vuole leadership, cosa che il suo avversario non avrebbe dimostrato di avere, in quanto divenne leader dei Repubblicani nel 1994, ma quattro anni dopo fu costretto alle dimissioni per uno scandalo. Da allora, ha aggiunto Romney, Gingrich fa il lobbista di Washington, il mendicante, e Freddie Mac gli paga 25 mila dollari al mese, non perché egli sia uno storico, bensì il suo primo lobbista.

Resta il fatto che gli imbarazzi per Romney non sarebbero ancora finiti, visto che è spuntato un altro conto all’estero, stavolta in Svizzera, che era stato chiuso dallo stesso titolare, per quanto poco appropriato sembrasse.

 

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