I deputati passano al contributivo, rinunceranno a 700 euro

La presidenza della Camera dei deputati ha deciso per la stretta ai costi della politica: lo stipendio dei parlamentari diminuirà di 1300 euro lordi mensili (700 euro netti). Oltre ai tagli agli stipendi, i deputati passeranno al sistema contributivo per il calcolo dei vitalizi. Oggi si riunisce la presidenza del Senato, che probabilmente applicherà le stesse innovazioni approvate dai colleghi del Parlamento.

Ieri alla Camera è stata approvata la stretta alle spese della politica di cui si parlava ormai da molto tempo. Con il passaggio al sistema contributivo ogni deputato avrebbe percepito 700 euro netti in più ogni mese, rispetto all’indennità percepita fino ad ora: proprio quest’aumento verrà tagliato secondo il nuovo sistema e andrà in un apposito fondo a disposizione della Camera. Quindi, sostanzialmente, i parlamentari percepiranno sempre la stessa indennità. I tagli sono serviti esclusivamente a non farla lievitare ancora.

«Visti i sacrifici richiesti a tutti i cittadini, non ci sembrava il caso di lasciar passare un intervento di quel genere», ha dichiarato un membro dell’ufficio di presidenza di Montecitorio. Secondo la nuova norma, anche gli altri dipendenti della Camera passeranno al contributivo, con il conseguente innalzamento dell’età pensionabile a 66 anni, 67 a partire dal 2021. L’anzianità contributiva per l’accesso alla pensione anticipata è stata fissata invece a 41 anni di servizio per le donne e a 42 per gli uomini.

E’ stata poi ridotta del 10% l’indennità d’ufficio ai deputati titolari di incarichi istituzionali, come il Presidente della Camera, i vari vicepresidenti, i deputati questori e così via. Prevista a breve una legge per regolamentare la figura dei collaboratori parlamentari, tenendo anche conto dei sistemi utilizzati nel resto d’Europa. La nuova legge dovrà essere approvata in seno all’attuale legislatura perché possa essere applicata a partire dalla prossima.

Cambiamenti previsti anche per il rimborso ai collaboratori, il cosiddetto rimborso «eletto-elettori», che fino ad ora ammontava a 3.960 euro: da adesso sarà solo per metà forfettario. Il restante 50% verrà calcolato in base alla documentazione fornita, presentando dei giustificativi.

Nonostante si attendessero da molto tempo provvedimenti di questo tipo, la stretta alle spese non è stata votata all’unanimità: l’Italia dei Valori, con Silvana Mura, ha votato “no”, perché avrebbe voluto una riforma più severa, che cancellasse definitivamente i privilegi della casta. La Lega, invece, si è astenuta.

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