Lavoro precario: Cgia Mestre traccia identikit

La stragrande maggioranza dei lavoratori italiani non se la passa purtroppo bene. Questo perché in questi ultimi anni, quelli della crisi finanziaria, economica ed occupazionale, i salari sono aumentati meno rispetto al carovita, con la conseguenza che è stato perso potere d’acquisto. A tutto ciò si aggiungono le nuove tasse con le ultime manovre finanziarie, ed il congelamento della rivalutazione degli stipendi nel settore pubblico unitamente alle pensioni. Ma c’è una categoria di lavoratori che se la passa peggio e che è, manco a dirlo, quella dei precari.

Ebbene, la CGIA di Mestre ha al riguardo tracciato l’identikit del lavoratore precario in Italia, rilevando in particolare come in media la paga percepita sia pari ad appena 836 euro mensili. Solo 15 precari su 100 hanno una laurea, ed in maggioranza, con una quota pari all’incirca al 35%, lavorano nelle Regioni del Mezzogiorno. In prevalenza è la Pubblica amministrazione il datore di lavoro quando si ha a che fare con un lavoratore precario, ovverosia con un contratto non a tempo indeterminato.

In Italia i precari sono un vero e proprio esercito, ben 3,31 milioni stando a quanto emerso dal Rapporto dell’Ufficio Studi dell’Associazione degli artigiani mestrina su dati dell’Istituto Nazionale di Statistica (Istat). Trattasi di giovani con un’età sotto i 34 anni che, facendo una distinzione per sesso, guadagnano in media 927 euro mensili se uomini, ed appena 759 euro medi se si è delle lavoratrici donne. E se, come sopra detto, solo il 15,1% dei precari ha una laurea, il 39% di questi a livello di percorso scolastico non è andato oltre il conseguimento della licenza media.

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