Assalto alle liberalizzazioni: l’incognita delle lobby rischia di vanificare le proposte migliorative

Il premier Mario Monti aveva suggerito di non esagerare con correzioni al decreto liberalizzazioni, per non guastarne l’impianto complessivo, ma evidentemente qualcuno ha fatto finta di non sentire: sono infatti 1770 (di cui, pare, 530 identici) gli emendamenti presentati dai partiti, tanto che Renato Schifani ha ritenuto di agire di propria iniziativa per tamponare la situazione. In un lettera al presidente della commissione Industria, Cesare Cursi,  il presidente del Senato ha quindi raccomandato una “scrupolosa e rigorosissima” analisi sull’ammissibilità degli emendamenti, in particolare per quanto riguarda l’aderenza alla materia trattata,  tra l’altro già molto variegata, ed evitare assolutamente l’introduzione nel dibattito parlamentare di argomenti “aggiuntivi o estranei”. Discorso simile per il presidente della Commissione Bilancio, senatore Antonio Azzollini, a cui Schifani ha raccomandato attenzione e rapidità, in questo caso tenendo conto della copertura finanziaria e dei principi dell’articolo 81 della Costituzione riguardante il bilancio dello Stato.

La premura di Palazzo Madama è dovuta al rischio concreto che il governo decida di porre la fiducia sull’intero provvedimento, in particolare se vi fossero stravolgimenti sui settori delle professioni e dei servizi, soluzione che vanificherebbe così le eventuali buone intenzioni che di sicuro non mancano, almeno in una parte delle variazioni presentate. Circa 150 proposte risultano quindi avanzate dalla Lega, 140 da Idv, mentre sul fronte della maggioranza è il Pdl a farla da padrone con 700 emendamenti, seguito dal Pd con 650.

Il presidente Cursi dal canto suo ha assicurato piena collaborazione, spiegando di aver già individuato 530 emendamenti identici ed altri 200 inammissibili per estraneità alla materia, un numero quest’ultimo probabilmente destinato ad aumentare fino al termine della “scrematura” che ci sarà in giornata, quando poi sarà la volta del successivo passaggio in commissione Bilancio, che sicuramente effettuerrà altri tagli. Il segretario del Partito democratico, Pier Luigi Bersani, non vuole ci siano equivoci: “Noi del Pd sulle liberalizzazioni chiediamo più coraggio, non meno”, mentre l’Udc ribadisce la disponibilità a ritirare i propri emendamenti: “Non ci sono automatismi. Ridurremo al massimo gli emendamenti, se gli altri li ritirano li ritireremo anche noi” fa sapere Pier Ferdinando Casini. Attenzione puntata sull’influenza delle “lobby” di varia provenienza, che paiono concentrate nell’ostacolare l’iter dell’articolo 9 del disegno di legge, che riguarda le professioni ed i rispettivi albi. Tra le 200 proposte di modifica, risaltano quelle di Pdl e Lega, che chiedono la completa abrogazione dell’articolo, e si oppongono all’abolizione delle tariffe e dei preventivi.

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Tra i tantissimi provvedimenti, val la pena di citare l’argomento delle Rc Auto, che vede schierati tutti i partiti contro la piaga delle truffe che tormenta il settore. Arriva quindi la proposta condivisa tra Pd, Pdl, Idv e Terzo Polo di eliminare dalle polizze il rimborso delle lesioni lievi che non sono riscontrabili con gli accertamenti strumentali, insieme a quella di istituire delle ”anagrafi’ per i testimoni ed i danneggiati dei sinistri stradali, al fine di rendere la vita difficile ai professionisti dell’imbroglio.

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