Trulli: “In Italia il sistema non aiuta i piloti ad emergere”

Con il licenziamento di Jarno Trulli finisce un’era in Formula 1. Dopo oltre 30 anni, nella massima competizione automobilistica non ci sono piloti italiani che gareggiano. Per carità, non si avrebbe la pretesa che ci siano piloti nostrani in Formula 1 se il nostro Paese non avesse una lunga tradizione sportiva e soprattutto una scuderia come la Ferrari.

Jarno Trulli alla notizia del suo licenziamento non ne ha fatto un dramma, perché probabilmente aveva già intuito che i soldi di Vitaly Petrov erano troppo invitanti per la Caterham, una scuderia che comunque ha bisogno di fondi economici per potersi rinforzare ed essere più competitiva.

Effettivamente, lo stesso Trulli nella dichiarazione rilasciata a caldo ai giornalisti non ha accusato minimamente la sua ex scuderia in quanto lui stesso ammette che con i soldi del pilota russo la scuderia potrebbe affrontare la stagione con più serenità. Insomma, il pilota italiano aveva capito da tempo che prima o poi la scuderia inglese avrebbe ingaggiato un pilota supportato economicamente da sponsor di alto livello.

Trulli, però, se la prende con il sistema attuale vigente in Formula 1 visto che secondo lui, esso non consente ai piloti nostrani di emergere. Secondo lui, la situazione va avanti da diverso tempo e quel che è peggio ci sarebbero anche giovani potenziali piloti che, però in mancanza di un adeguato supporto non riescono ad emergere.

Insomma, se oggi ci si lamenta che non ci sono più piloti italiani in Formula 1, bisognerebbe riflettere su quello che non si è fatto negli scorsi anni per favorire l’ingresso di giovani nostrani in questa competizione automobilistica.

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