Maroni furioso: “Soldi della Lega per spiarmi, via i traditori o me ne vado io”

Il prossimo numero del settimanale Panorama, in edicola domani, conterrà rivelazioni sconcertanti sui retroscena dell’inchiesta sui fondi neri della Lega Nord. Secondo quanto riportato, l’ex tesoriere Francesco Belsito ordinò di confezionare dei dossier sulla “corrente” di Roberto Maroni, includendo ovviamente lo stesso ex ministro dell’Interno, insieme ai deputati Gianluca Pini, Giovanni Fava e Fabio Rainieri. Un investigatore privato genovese, insieme ai suoi collaboratori, sarebbe stato quindi scelto dallo stesso Belsito per portare a termine la “missione”, cominciando in seguito ad indagare sulla vita privata dei “bersagli” e venendo a scoprire tra le altre cose che Maroni è proprietario di tre imbarcazioni: un catamarano e due motoscafi, che risulterebbero però interessanti in quanto intestati ad altri.

La replica della “vittima” non si è fatta attendere ed è stata dura e decisa ossi pomeriggio, durante una conferenza stampa alla Camera in cui Maroni ha definito “incredibile” che nel suo precedente ruolo istituzionale qualcuno sia arrivato a sottoporlo a questa attività di “dossieraggio”.

Per l’esponente leghista la cosa comunque più grave è che tutto ciò sia stato fatto ancora una volta con i soldi del Carroccio, ma in ogni caso non è mancato l’entrare nel merito delle presunte rivelazioni, connotandole come sostanziali bufale: “Non c’è nulla di segreto e meno che limpido. Il dossier che ho visto contiene cose inverosimili o inventate di sana pianta, come il fatto che io avrei una barca ormeggiata in un porto sloveno, Portorose. Più che emuli di James Bond questi signori sembrano Qui, Quo, Qua!“. L’ultimatum al partito del “triumviro” è comunque stato lanciato in conclusione: “Non resterò un minuto in più se, una volta accertate le responsabilità, non se ne andranno tutti i colpevoli”. Sulla vicenda arriva anche una dichiarazione della vicepresidente del Senato, Rosy Mauro, che afferma di non sapere nulla su presunte attività spionistiche: “Non mi risulta nessuna battaglia interna alla Lega, non ho mai sentito parlare di dossier, né di spiate o altro. Io ero un esponente della Lega non ero un dirigente, non prendevo né decisioni politiche né amministrative. La gestione dei dossier per me è una sorpresa”.

Dalla Procura comunque arriva una parziale smentita di tutto quanto detto, secondo gli inquirenti ci sarebbero agli atti dei pagamenti verso società che si occupano di investigazioni ma non risulterebbe, allo stato, alcuna attività specifica ai danni di Roberto Maroni.

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